Claudio Martelli, numero due del Psi spazzato via da Tangentopoli, vicepremier del governo Andreotti e ministro della Giustizia molto vicino a Giovanni Falcone: ma, soprattutto, nell’immaginario collettivo, “il delfino di Bettino Craxi”. E’ soprattutto di lui che si parla in un’intervista al Corriere della Sera, in cui Martelli racconta il primo incontro con il leader socialista: “Non avevo ancora vent’anni, frequentavo i giovani repubblicani. Ero in piazza Cavour, a Milano, con Antonio Del Pennino…Aspettavamo sotto il palazzo dei Giornali i risultati elettorali delle elezioni politiche del 1963. Si avvicinò questo signore alto, calvo. Era Craxi. Del Pennino me lo presentò e lui cominciò a farmi molte domande: studi, romanzi preferiti… Alla fine sentenziò: “Hai letto troppo Cesare Pavese e troppo poco Gian Burrasca. Dal 1976, anno in cui Bettino diventò segretario, al 1983, quando arrivò alla presidenza del Consiglio, abbiamo vissuto sette anni a Roma in simbiosi mutualistica”.
CLAUDIO MARTELLI: “CRAXI DAL 1987 NON NE AZZECCO’ UNA”
Eppure tra Claudio Martelli e Bettino Craxi non sono mancati i momenti di forte tensione: “Nel 1986, quando mi impegnai per i referendum sulla giustizia e provai ad allineare il Psi su posizioni anti-nucleariste, Bettino mi mandò a dire, tramite Cornelio Brandini, che la mia testa era già tagliata e che se avessi fatto un passo in più sarebbe rotolata. Poi nel 1987…Era caduto il governo Craxi e io ero andato a trattare il sostegno del Psi a un governo Andreotti. Andreotti nel suo studio di Montecitorio ci promise, tra le altre cose, una forte apertura al presidenzialismo. Tornai entusiasta in via del Corso…(sede storica del Psi, ndr) Ma Craxi respinse l’accordo fulminandomi: “Non ti immischiare”. Da parte sua fu un errore clamoroso. L’incarico venne dato ad Amintore Fanfani e dopo due mesi si andò a elezioni. La tragica verità è che dal 1987 in poi Craxi non ne ha più azzeccata una”.
CLAUDIO MARTELLI: “RICORDO IL CORPO DI CRAXI IN UNA BARA TROPPO PICCOLA”
Claudio Martelli racconta anche il suo punto di vista nella fase declinante del craxismo. Ad esempio ammette di aver compreso la decisione di Bettino Craxi di ripiegare in Tunisia, a Hammamet, dove poi avrebbe trovato la morte. Qualche tempo fa Martelli ha raccontato di una conversazione a tre in Transatlantico in cui Marco Pannella sconsigliò il leader socialista di andare in Tunisia: “Io invece non lo contrastai. Capivo che era un errore, ma Bettino stava male e sapevo che se fosse rimasto in Italia lo avrebbero massacrato”, dice oggi Martelli. Che aggiunge: “Sono corso a Hammamet il giorno della sua morte. Ho visto la scena insopportabile del suo corpo rannicchiato in una bara troppo piccola. E poi ci sono tornato negli anni successivi, anche con il mio figlio più grande, Giacomo. Craxi ci giocava quando era bambino. E mi ha chiesto di lui pure durante la nostra ultima conversazione. Una telefonata alla vigilia del Natale 1999. Era molto stanco. Gli dissi che sarei andato presto a trovarlo e lui mi chiese di aspettare perché si era operato da poco. Morì qualche settimana dopo”.