Claudio Salvagni, parla l'avvocato di Massimo Bossetti: l'intervista sull'omicidio Yara Gambirasio e la battaglia per riaprire il caso
OMICIDIO YARA GAMBIRASIO, PARLA L’AVVOCATO CLAUDIO SALVAGNI
“L’Avvocato del Diavolo“: questo il titolo scelto da Confessione Reporter per la prima puntata di oggi, con il contributo dell’avvocato Claudio Salvagni, legale di Massimo Bossetti. Infatti, il programma di Stella Pende, in onda in seconda serata su Rete 4, si sofferma sul ruolo dell’avvocato e riflette sull’impatto che ha il “circo mediatico” su casi drammatici e complessi. Ad esempio, l’avvocato di Bossetti, l’uomo condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, racconta il tritacarne mediatico che il suo assistito ha vissuto in tutti questi anni.
Nelle anticipazioni, il programma rivela un retroscena: non solo il legale è convinto che Bossetti non sia un uomo violento, e quindi sia innocente, ma non si arrende alla condanna, seppur definitiva. Infatti, conserva le sentenze sulla sua scrivania, lasciandole sotto i suoi occhi. Quella che gli ha fatto più “male” è quella dell’appello, perché sostiene che non possa essere concessa la perizia sul DNA in quanto non c’è più DNA da analizzare. “Buttato? No, è emerso che c’erano 54 provette”, ha dichiarato il legale.
LA BATTAGLIA GIUDIZIARIA DI MASSIMO BOSSETTI
Negli ultimi giorni è emersa la notizia della denuncia da parte dell’avvocato Claudio Salvagni, a nome del suo assistito, contro i RIS di Parma, ma la battaglia del legale per riaprire il caso è ancor più complessa. Insieme al pool con cui assiste l’ex muratore di Mapello, ha ottenuto le analisi di parte, che erano state a lungo negate, in particolare sul DNA. Sul tema tornerà a Confessione Reporter, ma offrirà anche una riflessione sulla grande rilevanza mediatica del caso.
Infatti, l’omicidio di Yara Gambirasio ne ha avuta molta, non solo perché la vittima era minorenne, ma anche per la brutalità del crimine e per diversi colpi di scena che hanno caratterizzato il caso, per il quale furono compiuti anche test del DNA a tappeto sulla popolazione locale. Il procedimento giudiziario, comunque, si è concluso nel 2018 con la condanna all’ergastolo, in via definitiva, di Bossetti, che però continua a proclamarsi innocente e a sperare di poter riaprire il caso, attualmente chiuso per la giustizia italiana.