Trump dice che sul tavolo delle trattative c’è anche il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia e che tra poco verrà firmato l’accordo sui minerali con l’Ucraina. La trattativa sulla tregua, però, va a rilento. Anzi, spiega Giorgio Battisti, già comandante del Corpo d’armata di reazione rapida (NRDC-ITA) della NATO in Italia e capo di Stato Maggiore della missione ISAF in Afghanistan, anche il possibile cessate il fuoco limitato al Mar Nero, in realtà, come il divieto di attaccare infrastrutture energetiche da una parte e dall’altra, non è una concessione, ma fa comodo a tutti, all’economia della Russia e dell’Ucraina.
Il negoziato che si sta svolgendo a Riad, in Arabia Saudita, senza incontri diretti fra russi e ucraini e con gli USA che fanno da mediatori, non è ancora arrivato alla fase cruciale. Anzi, Trump a un certo punto potrebbe accorgersi che Putin non è così disponibile a concedere qualcosa. E allora il presidente americano potrebbe cambiare strategia e tornare alla guerra.
USA, Russia e Ucraina hanno ripreso trattative parallele per riuscire ad accordarsi su una tregua. A che punto siamo?
L’unica novità, che Trump ha venduto come un grande risultato, è la tregua per cui i russi non attaccano più le infrastrutture energetiche ucraine, mentre Kiev non colpisce le infrastrutture russe legate alla produzione e allo stoccaggio del petrolio. Succede, però, che si bombardano siti civili con i droni, i missili Cruise o il Long Neptune, missili navali ucraini adattati per colpire anche a terra. Se pensiamo ai rischi che corre la popolazione, forse era meglio prima. Le centrali elettriche ucraine, però, servono per garantire i movimenti ferroviari, le forniture ai posti di comando, mentre i russi hanno bisogno delle loro strutture per poter vendere il petrolio all’India e alla Cina.
Delle trattative di queste ultime ore non si sa molto. Sembra, però, che sia in discussione una tregua che, oltre alle infrastrutture energetiche e agli obiettivi civili, escluda anche operazioni militari nel Mar Nero. Un segnale positivo o è ancora troppo poco per pensare a realizzare una vera tregua?
Penso che sia un palliativo. Come per le infrastrutture energetiche e i depositi di petrolio, fa comodo anche una tregua che riguarda il Mar Nero, punto di passaggio per esportare i prodotti energetici russi o il grano ucraino. Bisogna vedere se poi il rispetto di non bombardare più i siti civili verrà attuato o meno. In Ucraina, diverse industrie militari e centri di addestramento sono molto vicini ai centri abitati: c’è il rischio che i civili vengano colpiti comunque.
Eppure Trump continua a dire che le trattative procedono benissimo e i russi parlano di colloqui creativi. I colloqui stanno producendo qualche risultato o no? La portavoce del ministro degli Esteri, Maria Zakharova, dice che da Riad non si attendono svolte: si stanno solo mettendo sul tavolo problemi e soluzioni. Siamo ancora lontani da un accordo?
Putin sa che si trova in una posizione di vantaggio, perché comunque l’iniziativa sul campo di battaglia è sua, anche se con risultati sostanzialmente tattici, limitati. Gode di questa grande apertura di credito che gli ha concesso Trump, tanto che si è parlato di riprendere i rapporti commerciali tra i due Paesi, addirittura di organizzare una partita di hockey su ghiaccio, che richiama la diplomazia del ping pong messa in atto da Kissinger con la Cina.
Il capo del Cremlino, però, continua a ribadire quello che sappiamo: che i quattro oblast e la Crimea devono essere riconosciuti come russi e che l’Ucraina deve essere neutrale e smilitarizzata. È questo che vuole veramente. La realtà è che siamo ancora in una fase preliminare, dove sono state fatte piccole concessioni che, però, nell’economia della guerra, cambiano poco.
Trump, però, dice che vorrebbe una tregua entro Pasqua. Ce la farà?
Tregua completa entro Pasqua significa tra meno di un mese. Trump ha anche detto più di una volta che o il cessate il fuoco arriva a stretto giro di posta, oppure la guerra andrà avanti. Il problema è che Putin non farà marcia indietro su quello che ha detto. Ormai non può più smentirsi: deve tenere fede alle sue dichiarazioni, secondo le quali non accetterà mai un cessate il fuoco se prima non si arriva a un accordo di pace duraturo. Donald Trump, invece, vorrebbe una tregua come premessa per un accordo di pace. Insomma, quando si commentano questi colloqui bisogna evitare i trionfalismi, perché la pace è ancora sostanzialmente lontana.
Ma Putin che strategia ha in mente?
Sa che Trump vuole proporsi come pacificatore. Quindi gli fa qualche concessione, ma solo se si tratta di accordi che lo avvantaggiano. Penso che Trump prima o poi si accorgerà, non dico di essere stato preso in giro, ma che non c’è una vera volontà russa di arrivare a un cessate il fuoco, a un accordo di pace, se non a certe condizioni. Allora dovrà fare qualcosa: non per niente ha già minacciato ulteriori sanzioni e anche nuovi rifornimenti di armi all’Ucraina. Insomma, c’è la possibilità che Trump, se non raggiungerà risultati, cambi tattica.
Ora cosa ci dobbiamo aspettare?
Nel passato ci sono state trattative che sono durate mesi, se non anni. Anche in questo caso, per trovare una soluzione potrebbe volerci del tempo.
(Paolo Rossetti)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.