La Corte di Cassazione francese ha ribaltato il verdetto della Corte d’Appello, evidenziando che l’azienda Lafarge ha commesso “crimini contro l’umanità” in Siria. La notizia viene riportata dall’agenzia “AFP”, che scrive che il gigante del cemento avrebbe avuto un ruolo di complicità in crimini contro l’umanità nella guerra civile. La sentenza ha segnato una severa battuta d’arresto per Lafarge, accusata di aver pagato quasi 13 milioni di euro (15,3 milioni di dollari) a gruppi jihadisti per mantenere il suo cementificio nel nord della Siria in funzione nei primi anni della guerra nel Paese.
L’avvocato di Lafarge ha rifiutato la richiesta di commentare la notizia. Lafarge, che si è fusa nel 2015 con il gruppo svizzero Holcim, ha riconosciuto che la sua filiale siriana ha pagato intermediari per negoziare con i gruppi armati per consentire il movimento di personale e merci all’interno della zona di guerra, negando tuttavia ogni responsabilità per il denaro che è finito nelle mani di gruppi terroristici. Tant’è che, nel 2019, la Corte d’Appello di Parigi aveva respinto l’accusa di crimini contro l’umanità, dicendo di aver accertato che i pagamenti non erano finalizzati a favorire il macabro programma di esecuzioni e torture jihadiste. Tuttavia, ha stabilito che l’azienda fosse perseguita per altre tre accuse: finanziamento del terrorismo, violazione dell’embargo UE e messa in pericolo della vita degli altri.
LAFARGE, LA CASSAZIONE NON HA DUBBI: “COMPLICITÀ CON TERRORISMO”
Undici ex dipendenti di Lafarge Cement Syria (LCS), a quel punto, riferisce AFP, hanno impugnato la decisione e si sono rivolti presso la Corte di Cassazione, con l’appoggio delle ONG. Però, la più alta corte d’appello francese ha stabilito che “si può essere complici di crimini contro l’umanità anche se non si ha l’intenzione di essere associati ai crimini commessi. Pagare consapevolmente diversi milioni di dollari a un’organizzazione il cui unico scopo era esclusivamente criminale è sufficiente a costituire una complicità, indipendentemente dal fatto che la parte interessata abbia agito per perseguire un’attività commerciale”.
I giudici hanno aggiunto che “numerosi atti di complicità” resterebbero impuniti se i tribunali adottassero un’interpretazione più indulgente. La sentenza non significa che Lafarge affronterà automaticamente il processo per le gravi accuse. La corte ha invece rinviato la questione ai magistrati inquirenti per riconsiderare l’accusa di complicità, annullando la decisione della corte inferiore di mantenere l’accusa di mettere in pericolo gli altri.