Dopo 25 lunghissimi giorni di apprensione, per la prima volta la domanda ‘come sta Papa Francesco‘ sembra avere una risposta – è bene precisalo: cautamente – ottimista con il Santo Padre che finalmente sembra non essere più in pericolo di vita secondo il bollettino diramato questa mattina dai medici curanti del Policlinico Gemelli di Roma: tra le tante novità, quella che risulta essere forse più importante ci parla del fatto che i dottori hanno deciso di sciogliere la prognosi di Papa Francesco e sul tema – per spiegare bene cosa significhi – è intervenuto in mattinata il dottor Antonello Giarratano – direttore del reparto Emergenza del Policlinico palermitano – sulle pagine del Corriere della Sera.
Prima di arrivare al parere di Giarratano, è importante partire dal ricordare che secondo il bollettino odierno – ferma restando il già citato scioglimento della prognosi – Papa Francesco starebbe recuperando buona parte delle funzionalità polmonari: attualmente non è più considerato un paziente critico, ma necessita ancora della ventilazione meccanica e – soprattutto – delle cure farmacologiche per evitare un nuovo aggravarsi dell’infezione polmonare; mentre a livello generale il quadro clinico resta complesso e da tenere sotto stretta osservazione.
Come sta Papa Francesco: la risposta del dottor Antonello Giarratano
Venendo ora al dottor Giarratano, nel suo intervento sul Corriere della Sera rispondendo alla domanda ‘come sta Papa Francesco’ si è concentrato da subito sulla questione – non trascurabile – dello scioglimento della prognosi che – spiega – indica “la possibilità o la prospettiva di guarigione“, legata nel caso del Pontefice al “pericolo di vita”: più complesso è comprendere se e quando verrà sciolta anche la prognosi “relativa alla funzionalità dell’apparato respiratorio” indicandone il “pieno recupero”; soprattutto fermo restando che attualmente “necessita ancora di cure e attento monitoraggio“.
Insomma, Papa Francesco attualmente non sembra essere più in pericolo di vita – con il dottor Giarratano che sottolinea anche che “non sempre più essere indicato come paziente critico” -, ma al contempo presenta un quadro polmonare ancora complesso: non a caso “in questo momento” è impossibile determinare quando ci sarà un pieno recupero della vita autonoma, soprattutto perché “siamo al cospetto di un paziente fragile” che potrebbe sempre “sviluppare maggiore complicanze e scompensi” nel caso in cui vada incontro a “nuove minacce esterne”.