La morte di Papa Francesco ha colpito la Chiesa nel mezzo di uno dei momenti più solenni della sua vita spirituale: il Giubileo. È la prima volta nella storia moderna che un pontefice muore durante l’Anno Santo dopo averlo aperto solennemente, il 24 dicembre 2024, attraversando la Porta Santa della Basilica di San Pietro, ed ora, con la Sede Vacante ufficialmente aperta, la Chiesa si prepara al Conclave.
Un passaggio delicato che intreccia memoria e rinnovamento, lutto e attesa, mentre le celebrazioni giubilari, come ha confermato Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa vaticana “proseguono secondo il calendario previsto”.
La prossima tappa sarà l’ingresso dei cardinali elettori nella Cappella Sistina; secondo il regolamento dettato dalla Universi Dominici Gregis, il Conclave dovrà aprirsi non prima di 15 giorni e non oltre 20 dalla morte del pontefice, per permettere ai cardinali residenti fuori Roma di raggiungere il Vaticano.
I 121 cardinali sotto gli 80 anni prenderanno parte al voto, protetti dal silenzio assoluto, in isolamento alla Domus Sanctae Marthae, privi di ogni contatto con l’esterno e ogni giorno si potranno tenere fino a quattro votazioni. Dopo ciascuno scrutinio, le schede verranno bruciate: fumo nero in caso di fumata nulla, fumo bianco al momento dell’Habemus Papam.
Nel frattempo, il Camerlengo Kevin Farrell gestisce gli affari temporali della Chiesa, assiste alle riunioni delle Congregazioni Generali – assemblee cardinalizie preliminari – e coordina la preparazione al Conclave, evitando qualunque ingerenza dottrinale; una fase di riflessione intensa, in cui la Chiesa interroga sé stessa sul futuro. La sfida è grande: concludere un pontificato carismatico come quello di Papa Francesco e individuare il successore adatto in un contesto globale teso, e con un Giubileo ancora in corso.
Conclave e Giubileo: quando il Papa cambia nel cuore dell’Anno Santo
La situazione attuale non è priva di precedenti, anche se rari: l’ultima volta che un Papa morì durante un Giubileo fu nel 1700 quando Innocenzo XII – malato e costretto a presenziare in forma ridotta – aprì l’Anno Santo ma non riuscì a concluderlo, morendo il 27 settembre. Fu poi il neoeletto Clemente XI, proclamato Papa nel novembre dello stesso anno, a presiedere la chiusura della Porta Santa. Si trattò di un evento unico fino a oggi: un Papa apre, un altro chiude.
Ma non è stato l’unico caso, ma sono almeno cinque i Giubilei aperti da un Pontefice e portati a termine da un altro: nel 1775 (Clemente XIV / Pio VI), nel 1550 (Paolo III / Giulio III), nel 1475 (Paolo II / Sisto IV), e nel 1390 (Urbano VI / Bonifacio IX). Questi episodi ricordano che – sebbene la figura del Papa sia centrale – il Giubileo non si esaurisce nella sua presenza, ma è evento ecclesiale e popolare che prosegue nel tempo e nello spirito.
Nel 2025, il calendario giubilare resta confermato: rimangono in programma la Messa per il Giubileo degli Adolescenti e la canonizzazione di Pier Giorgio Frassati, mentre quella del Beato Carlo Acutis – prevista per il 27 aprile – è stata momentaneamente sospesa. Tutto questo avviene mentre l’opinione pubblica, i fedeli e i media si interrogano su chi sarà il nuovo Papa, se la sua visione sarà in continuità con quella di Francesco o rappresenterà un cambiamento di rotta.
Il prossimo Conclave – in questo contesto eccezionale – non sarà solo l’elezione di un uomo: sarà anche un segnale in tempo contrassegnato da tensioni internazionali e riforme ecclesiali ancora aperte, la scelta del nuovo Pontefice potrebbe ridefinire il volto del cattolicesimo globale. Lo farà mentre il Giubileo prosegue, come dichiarato da Bruni: “Il Giubileo, che è stato aperto da Papa Francesco, continua”.