MAXI INCHIESTA SUI CONCORSI PILOTATI IN UNIVERSITÀ: I RISULTATI
In origine fu l’Università degli Studi di Firenze, dove il rettore è stato indagato e interdetto con l’accusa di concorsi pilotati: in due anni, spiega oggi un’inchiesta speciale su “La Repubblica”, sono ben 191 i docenti indagati da Nord a Sud. Un “sistema” che, se confermato poi dalle sentenze, si dimostrerebbe marcio dal suo interno con concorsi truccati, bandi “postumi” e rapporti “parentali” tra i vari professori.
In Italia lo si chiama da tempo il “sistema dei baroni”, spesso facendo della becera demagogia: quanto però emerso dalle indagini scaturite dall’inchiesta “Università bandita” della procura di Catania, ecco che quei “baroni” non ne escono certo benissimo. «Al Sud (Università Mediterranea di Reggio Calabria), nelle isole (Università di Palermo e Sassari), al Nord (Statale di Milano, Torino e Genova), nella provincia del Centro (la Stranieri di Perugia) e nelle sue città (Università di Firenze)»: di questo parla il focus di “Rep” oggi, citando un numero impressionante di indagini ancora in corso, specie presso le facoltà di Giurisprudenza e Medicina. A vario titolo, si citano «patti tra baroni, commissioni controllate, candidati favoriti, candidati ostacolati», il tutto nei soli ultimi tre anni. Ad oggi, spiega “La Repubblica”, sono 191 i docenti indagati tra ricercatori, professori, direttori, protettori e pure rettori: le accuse più gravi sono truffa, l’associazione a delinquere e “pilotaggio” di ben 57 bandi di concorso pubblico. Come emerso dalle indagini di questi anni, spesso i “sistemi” nascevano dai vertici delle università, dagli stessi rettori: “Rep” cita i casi di Tor Vergata, Firenze, Reggio Calabria, Perugia, Statale Milano e San Raffaele.
LE INTERCETTAZIONI SUI DOCENTI INDAGATI: “CI SCEGLIAMO I VINCITORI…”
Sempre su “La Repubblica” vengono poi citate diverse intercettazioni emerse dalle indagini delle Procure sui vari professori-rettori delle Università coinvolte: dal mobbing nei confronti dei candidati meno graditi fino alla spartizione dei posti secondo i desiderata dei vertici universitari, questo quello che emergerebbe dalle inchieste finora realizzate.
«Siamo tutti parenti (…) I nostri concorsi sono truccati» si sente dire nelle intercettazioni dall’Università di Catania, ma non solo: a Reggio Calabria, si legge sempre su “Rep”, non vi sarebbe alcun bando o risultato accademico che avvenga senza la decisione dei vertici. «Che devo fare, ormai ha gli impegni presi. Non capisco perché ma vabbè. Comunque, lo vogliamo fare e stiamo prendendo due cessi. È inutile che Pasquale (Catanoso, ndr) mi dice che sono fuoriclasse», lamentava il capo del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Reggio Calabria, Massimiliano Ferrara, mentre parlava con il rettore dell’epoca, Pasquale Catanoso. «Ci scegliamo i vincitori, poi scriviamo i bandi», emerge da altre intercettazioni citate da “La Repubblica” e ritenute prove nelle inchieste di diverse Procure. L’ex primario dell’Urologia oncologica a Firenze, Marco Carini, pareva progettare ritorsioni contro un collega “anti-sistema”, il chirurgo Massimo Bonacchi: nelle intercettazioni divenute poi note dopo l’inizio dell’inchiesta, si leggeva «Io una soluzione l’avrei, un po’ di mobbing obbligandolo a fare guardie e lavorare. Chiaramente si dimentichi concorsi».