C’è un meccanismo perverso dietro la pratica della condanna a morte negli Stati Uniti. Ed è più perversa che in altri stati in quello del Texas, considerato da sempre uno stato conservatore, in cui il rispetto per la libertà religiosa, quella cristiana, e la fede come un punto di riferimento anche politico – come dimostrano le recenti restrizioni approvate in questione di aborto – fa pensare. O almeno dovrebbe. Lo stato del Texas dopo la disputa in cui la Corte Suprema ha approvato la limitazione dell’aborto dopo le prime sei settimane di vita, sarà presto di nuovo protagonista di un nuovo caso, ma opposto. Un detenuto condannato a morte, infatti, si è rivolto alla Corte suprema perché le istituzioni locali hanno vietato all’uomo, John Henry Ramirez, la possibilità di ricevere un pastore nella camera di esecuzione per pregare con lui e imporre su di lui le mani, come si usa in ogni pratica religiosa. Il fatto è che è permesso ricevere un sacerdote in cella (lo stato del Texas ha nelle carceri cappellani cristiani e imam musulmani), ma non nella sala delle esecuzioni. Per motivi di sicurezza, dice la legge. Il che è ovviamente incomprensibile in quanto l’esecuzione avviene con guardie armate presenti e con il detenuto bel legato con appositi lacci.
Il vero motivo, fa notare nel suo articolo al proposito Elizabeth Bruenig del sito The Atlantic, è che non si vuole “umanizzare” troppo l’esecuzione. Viene infatti eseguita con procedure meccaniche, l’uomo portato in sala, legato al lettino in caso di iniezione o alla sedia elettrica, il tutto senza una parola, in fretta e furia. E’ l’ipocrisia immane presente nel gesto: ammazzare sì, ma senza troppe cerimonie. In passato un altro condannato a morte aveva messo in scena una dimostrazione chiaramente polemica, avendo chiesto la presenza di un monaco buddista, ma come detto la legge permette solo cappellani cristiani o esponenti dell’islam. L’uomo voleva mettere in atto una polemica, sostenendo che se si concede il permesso a due religioni, allora bisogna darlo a ogni tipo di religione. A un altro carcerato però, cattolico, è stata negata anche a lui la presenza del sacerdote nella sala esecuzioni. Alle proteste le autorità hanno replicato dicendo che è sufficiente la preghiera silenziosa, cioè il condannato a morte può pregare da solo in silenzio senza bisogno di tante cerimonie. Ed è qui che l’ipocrisia della legge viene fuori: la Bibbia, la Chiesa e la stessa religione cristiana sottolineano come ci sia una grande differenza tra preghiera silenziosa e quella a voce alta, come si fa in tutte le chiese durante la messa.
Dice la Bruenig: “C’è un interesse irresistibile nel mantenere un processo ordinato, sicuro ed efficace quando si esegue una procedura irrevocabile ed emotivamente carica. Un pastore che prega ad alta voce, tenendo la mano di un moribondo, porterebbe nella cosa troppa carne, troppa umanità. Il teatro dell’esecuzione consiste nel mantenere l’illusione del meccanismo”. Se la Corte suprema darà ragione allo stato del Texas, dice ancora, di fatto si schiererà contro la religione, contro la Chiesa e contro Gesù. La preghiera deve essere udibile, dicono personalità del mondo della fede, è una sorta di dialogo con Dio, un segno discontinuità con ciò che abbiamo ricevuto, che sono le parole di Cristo nelle scritture tramandate nei secoli. Esau McCaulley, professore di Nuovo Testamento al Wheaton College, fa notare che pregare ad alta voce riflette la natura del rapporto tra Dio e le sue creazioni nella fede cristiana. “Parte della logica del fatto che siamo interamente creature”, ha detto, “e non adoriamo Dio solo con la nostra mente, ma anche con il nostro corpo, quindi le nostre corde vocali contano … In quasi ogni scenario e ogni riunione cristiana la forma della preghiera è udibile. La preghiera silenziosa è una minoranza, e in realtà non è ciò che è prescritto per la stragrande maggioranza dei cristiani nel tempo”.
La benedizione degli infermi sul loro letto di morte è detta ad alta voce, o dovrebbe esserlo, e i sacerdoti cattolici impongono le loro mani sul morente, come ha chiesto Ramirez. Il Texas tradisce la fede cristiana riducendola a qualcosa di distante dalla sua forma originaria: “non era certo un lusso per i puri e i senza peccato, ma proprio per i peccatori come un condannato a morte” conclude l’articolo.