Il condono edilizio nel 2025 prevede una delibera da parte del Comune in questione. Laddove l’ente non risponda in tempo (vedremo con esattezza entro quando), si configura il fenomeno del silenzio assenso, accettando dunque la richiesta del cittadino di poter sanare il presunto abuso edilizio.
Il caso è stato reso ufficiale da parte del Consiglio di Stato, che con una sentenza ha spiegato i tempi massimi concessi al Comune per poter rispondere all’istanza. All’interno del provvedimento in questione, il cittadino ha visto la domanda di condono rigettata dopo 13 anni.
Condono edilizio 2025 con risposta massima entro 2 anni
La risposta a un possibile condono edilizio nel 2025 e da parte del Comune dev’essere concessa entro 2 anni da quando viene presentata l’istanza. A dirlo è stato il Consiglio di Stato con la circolare 3051 di quest’anno, all’interno della quale ha anche specificato che il “silenzio assenso” verrebbe considerato anche per immobili che di norma non potrebbero essere sanati.
Il Comune, nei suoi riguardi, può comunque replicare entro i termini massimi concessi dalla normativa, che prevedono un periodo massimo di 1 anno e 6 mesi.
Nella sentenza in questione, un cittadino aveva richiesto nell’anno 2004 il condono in merito a un abuso edilizio. In prima istanza, il Comune aveva richiesto una integrazione documentale; poi, dopo che l’interessato aveva integrato quanto richiesto dall’ente territoriale, non è seguita alcun’altra risposta.
Soltanto 13 anni dopo, il Comune ha rigettato la domanda del cittadino, dando come motivo “mancati requisiti minimi”, e nonostante la persona fisica avesse provveduto a integrare la documentazione richiesta ai tempi.
Silenzio assenso anche su unità abusive
Il Consiglio di Stato ha sottolineato, inoltre, che il silenzio assenso del Comune, che non risponde entro 2 anni dalla presentazione per il condono edilizio, vale anche nel caso in cui l’unità immobiliare fosse abusiva.
All’interno dell’articolo 21-nonies del Decreto numero 241, risalente al 1990, si prevede la difesa del Comune con la possibilità di poter annullare un atto, ma soltanto a patto che lo stesso intervenga entro 1 anno e 2 mesi.