In leggero anticipo rispetto all’imminente festa del papà, l’Inps e l’associazione Save the Children hanno pubblicato i risultati di un’indagine sull’uso del congedo di paternità dai parte dei neo-padri italiani rilevando che seppur siano aumentate di parecchio le richieste nel corso dell’ultimo decennio, al contempo restano moltissimi potenziali percettori che preferiscono non assentarsi dal lavoro: un’indagine certamente importante perché al di là dei dati dimostra quanta strada ci sia ancora da fare per la piena adozione del congedo di paternità con effetti positivi che si ripercuotono tanto sul rapporto padre-figlio, quanto sulla conciliazione della vita lavorativa e familiare per le donne.
Facendo prima di tutto un passetto indietro, ricordiamo – visto che sono molti a non utilizzarlo – che il congedo di paternità consiste in un’astensione dal proprio lavoro (che sia pubblico o privato) per un totale di 10 giorni – oppure 20 nel caso di parto plurimo – riscattabili sia in modo integrale che frazionato, entro i primi cinque mesi di vita del figlio; il tutto – ed è questo l’aspetto importante – vedendosi anche riconosciuto il 100% della retribuzione spettante in quei giorni.
Congedo di paternità: tutti i dati dell’analisi dell’INPS e di Save the Children
Il dato sicuramente più incoraggiante che emerge dall’indagine sul congedo di paternità ci dice che tra il 2013 e il 2022 (ultimo anno del quale si hanno dati certi) le adesioni sono passate dal 19,2% ad addirittura il 64,5%, con un ulteriore aumento di appena lo 0,5% – ascrivibile in larga parte dall’inflessione nelle nascite – stimato tra il 2022 e il 2023; il tutto fermo restando che l’altra faccia della medaglia è che il 35,5% dei padri ancora non lo utilizza.
Entrando più nel merito della rilevazione, è certamente interessante notare che anche per il congedo di paternità si nota una distribuzione disomogenea sul nostro territorio con il 76% di utilizzo nelle regioni del Nord che passa già al 67% al Centro e scende fino al 44% tra Sud ed Isole: dati da leggere unitamente a quelli che ci parlano di adesioni al 70% tra i padri con hanno un contratto a tempo indeterminato, dell’80% tra i lavoratori in aziende con più di 100 dipendenti e dell’83% tra i redditi compresi tra i 28 e i 50mila euro.