CONSUMI ALIMENTARI/ Nel 2023 un italiano su 3 prevede di dover spendere di più

- Chiara Bandini

Le preoccupazioni dei consumatori trovano conferma anche nelle stime dei manager: l'inflazione nel F&B crescerà mediamente del +6,7%

salva-spesa Lapresse

Secondo il 40% dei manager Food & Beverage, il 2023 sarà un anno all’insegna di sobrietà ed essenzialità alimentare. A suggerirlo sono i recenti monitoraggi condotti dall’Ufficio Studi di Coop, che sottolineano come proprio la sobrietà rappresenti la parola chiave anche se si interpellano i consumatori, orientati ad accettare inevitabili rinunce al superfluo per garantirsi l’essenziale.

Il quadro economico generale non pare del resto favorevole: le survey condotte dall’insegna distributiva evidenziano, infatti, come solo un italiano su due speri di mantenere stabili le proprie spese familiari nel 2023, contro il 45% che conta di spendere di più per le bollette e ben il 32% per cibo e bevande; il tutto a scapito di ristoranti e altri locali, e dell’intrattenimento culturale.

Il risultato sarà una rimodulazione della dieta alimentare. Prova ne è che per far fronte all’aumento dei prezzi l’80% degli italiani si dice disposto a modificare le proprie abitudini orientandosi verso diete sì più salutari e meatless (senza carne), ma soprattutto più sobrie e certamente “zero waste” (a basso impatto ambientale) e “no frills” (essenziali). Il punto più preoccupante è però che si prospetta anche una riduzione complessiva delle quantità di cibo e bevande vendute: nel 2023 l’inflazione dei beni alimentari lavorati resterà elevata – i manager italiani del Food & Beverage interpellati da Coop stimano un +6,7% medio – e questo contribuirà a ridurre i volumi acquistati dalle famiglie nella Gdo che dovrebbero flettere di quasi un punto percentuale (-0,9%). Il che, a cascata, si candida a incidere negativamente sulla redditività delle imprese industriali e, soprattutto, distributive. Una prospettiva che preoccupa, non a caso, il 66% dei manager del settore. E questa congiuntura, secondo un poco virtuoso effetto domino, potrebbe sviluppare un calo degli investimenti (la pensa così il 37% dei manager) e generare negative ricadute sul fronte occupazionale (27%).

Si rischia insomma di dover affrontare una pericolosa impasse, che deve essere scongiurata. Ma come? Coop suggerisce una ricetta composta da due ingredienti fondamentali: innovazione e ristrutturazione. Queste dovranno essere le bussole – dice l’insegna distributiva – che dovranno guidare l’organizzazione dei processi aziendali, rivolti tanto al prodotto quanto al servizio, sia nel ripensamento dei canali e della rete di vendita. Innovazione e ristrutturazione, conclude Coop, dovranno insomma rappresentare le chiavi di volta per uscire da questa difficile crisi.

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