I contributi previdenziali che devono essere versati anche dai praticanti commercialisti, almeno fino a quando non risulteranno iscritti all’apposito albo, sono da considerarsi destinati all’INPS e non alla cassa CNPADC (dei Dottori Commercialisti).
A dirlo è la normativa vigente, confermata anche dal Consiglio di Stato, il quale ha specificato che la stessa verrà prevista indipendentemente dalla partita IVA o meno dei praticanti.
Pagamento dei contributi dei praticanti commercialisti
La normativa attualmente in vigore prevede, dunque, che i contributi previdenziali vadano versati dai praticanti commercialisti soltanto considerando la gestione INPS e non l’ente previdenziale CNPADC. Quest’ultimo, infatti, prevede l’obbligo esclusivamente per coloro che sono iscritti all’albo professionale.
L’ente “Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Dottori Commercialisti” è un ente previdenziale obbligatorio esclusivamente per coloro che sono iscritti all’Albo. I praticanti, dunque, ne restano esclusi per tal motivo.
Non si tratta di una novità, visto che da anni la normativa italiana consente l’accesso alla CNPADC o a enti analoghi esclusivamente a quei lavoratori che esercitano una professione regolamentata e, dunque, con obbligo di iscriversi a un ordine oppure Albo.
L’obbligo di iscriversi all’ente previdenziale di categoria per i Dottori Commercialisti sorge soltanto dopo il completamento del periodo di “formazione” del praticante. Fino ad allora è sufficiente versare i contributi all’INPS.
Come sono cambiati gli enti previdenziali negli anni
Negli anni gli enti previdenziali istituiti dagli enti pubblici (e a carattere assistenziale), a supporto dei liberi professionisti, hanno subito una evoluzione significativa. Per qualcuno – come i praticanti – l’obbligo sussiste nell’iscrizione alla Gestione Separata, mentre per altri in specifiche casse di previdenza.
Per garantire una maggiore tutela ai liberi professionisti, dal 1996 in poi alcuni enti si sono privatizzati (anche se restano parzialmente vigilati dallo Stato), prevedendo, quindi, il versamento obbligatorio a enti previdenziali autonomi (come il CNPADC per i commercialisti).
Tuttavia, per le diverse situazioni soggettive, si suggerisce sempre un consulto con un professionista che sappia indicare la strada normativa e fiscale più corretta.