Come può essere che uno dei Paesi più piccoli dell’Unione Europea, il Belgio, sia in cima alla classifica per morti da coronavirus in relazione al numero di abitanti? Come possibile un disastro del genere con 5826 morti (+168 rispetto a ieri) a fronte di 11milioni di cittadini complessivi in tutta la nazione? Peggio dell’Italia, peggio della Spagna e persino peggio di Usa e Cina (sempre ammesso che i dati in arrivo da Pechino siano effettivamente quelli reali): l’analisi fatta oggi dal portale prestigioso Politico.Eu mette in luce il “caso” belga finora tra i meno chiacchierati a livello europeo eppure notevolmente dirimente la crisi coronavirus che ha sconvolto il pianeta. Secondo le stesse autorità belghe, il triste record sul numero dei morti è dovuto al fatto che il Paese ha scelto un sistema di rendicontazione che differisce praticamente dal metodo di conteggio di tutti gli altri paesi.
Tradotto, in Belgio si contano tra i morti per coronavirus anche tutti coloro che sono deceduti fuori dagli ospedali e nelle case di cura con sintomi potenzialmente “da” Covid-19 ma senza ancora avere fato tamponi o chiarito la causa del decesso. «Chiunque voglia confrontare il nostro numero con altri paesi deve dividerlo per due. Qualsiasi altro confronto non è affatto rilevante» ha spiegato a Politico Steven Van Gucht, che presiede il comitato scientifico del governo per il coronavirus. L’accusa che fa Bruxelles agli altri Paesi dell’OMS è di sottovalutare il numero di decessi e degli stessi contagi (in Belgio sono ormai 39.983 secondo l’ultimo bollettino del 20 aprile) e che dunque stiano sbagliando tutti, tranne appunto il Paese fiammingo-francese. Ma è così?
BELGIO, I (POSSIBILI) MOTIVI DEL DISASTRO
In Belgio la percentuale di morti-abitanti è di 14,6%, mentre ad esempio la letalità in Italia è “ferma” al 13,2%, 13,5% in Regno Unito, 12,6% in Francia e 10,4% in Spagna: inevitabile dunque che stampa e cittadini belgi stiano attaccando pesantemente il governo guidato da Sophie Wilmes, accusandolo di inefficienza e costanti errori nella gestione. Va detto che nelle prossime settimane il Governo ha già attuato un piano per concedere tamponi anche a tutti i casi finora “sospetti” e che potrebbero dunque diminuire l’impatto della letalità, ma per il momento il dato resta era discutere gli esperti. Il Governo Wilmes ha esteso fino al 3 maggio le restrizioni adottate a partire dal 18 marzo scorso, ma una delle principali accuse è che prima di quella data – nonostante il diffondersi iniziale del coronavirus – non si sia agiti in nessun modo per prevenirlo.
Quando Italia e Spagna iniziavano a blindarsi con il lockdown, seguite poi a ruota da Francia e Germania, il Belgio assieme all’Olanda rappresentava la parte più “diminuzionista” del problema e per giorni non si è attivato una tabella di marcia per il fronte Covid-19: poi si è agito e anche duramente ma secondo le opposizioni al Governo, ormai era troppo tardi. Gli esperti però spiegano, a differenza di quanto annunciato dall’esecutivo e dal Ministro della Sanità, un altro potenziale motivo dietro al disastro di morti: il Belgio è un piccolo Paese ma con elevata densità della popolazione e Bruxelles è una città internazionale, nonché sede delle istituzioni europee, con moltissimi scambi culturali e di turismo anche con la Cina.
IL GOVERNO CAMBIA ROTTA?
Ora però il Governo belga sembra intenzionato a comunicare meglio e con più accortezza i dati, presentando però l’altra faccia del problema ovvero di poter “censurare” eventuali casi sospetti di Covid-19 per evitare di far “lievitare” i numeri del contagio e delle vittime: «Non stiamo cambiando il modo in cui stiamo contando, ma stiamo comunicando in modo diverso sull’origine dei numeri», ha detto un funzionario del governo belga, parlando a condizione di anonimato con Politico «Non vogliamo che le persone si preoccupino perché il Belgio è improvvisamente in cima a una classifica delle morti pro capite. Stiamo facendo uno sforzo per essere trasparenti e per spiegarlo ai nostri cittadini».
Al netto di tutto, il problema delle vittime “fuori” dagli ospedali con le difficili opzioni di conteggio e tracciamento resta un problema che esula il solo Belgio ma che si può applicare a tutte le aree con maggior contagio da coronavirus: solo il tempo e il passare dei mesi, come ha spiegato più volte l’Istituto Superiore di Sanità in Italia, renderà la curva del Covid-19 praticamente uguale in ogni Paese e allora lì potremmo avere un serio e puntuale confronto sui dati per capre chi e come ha gestito meglio la crisi sanitaria.