Chiese chiuse? Divieto di dire Messa alla presenza dei fedeli? Un tema che ha fatto molto discutere nei giorni della pandemia da Coronavirus, e i cui toni si sono anche inaspriti quando molti dei fedeli hanno lamentato le nuove misure restrittive che riguardano le chiese e, in più, la richiesta di Matteo Salvini di aprire le porte dei luoghi di culto cattolici almeno nel giorno di Pasqua. Al netto dell’argomento, che andrebbe affrontato sotto vari punti di vista e sul quale non tutti all’interno della chiesa sono concordi, ha fatto il giro del mondo l’iniziativa di don Giuseppe Corbari: parroco di Robbiano di Giussano (provincia di Monza e Brianza), ha “aggirato” il divieto di affollamento celebrando la Messa di fronte alle… fotografie dei suoi fedeli. La notizia non è nuovissima, ma è arrivata nelle ultime ore anche negli Stati Uniti: ne ha parlato in particolare la CNN, ed è interessante che don Corbari abbia “volato” oltre oceano dal suo piccolo comune.
E’ nato tutto su Telegram: don Corbari, in una intervista che aveva rilasciato nei giorni scorsi, aveva affermato di non utilizzare i social network ma che attraverso questo canale, con quasi 250 iscritti, trovasse comodo inviare bollettini parrocchiali, notizie e magari anche brani delle Scritture. Pratica questa che sempre più sacerdoti, anche attraverso WhatsApp, sono soliti seguire; tuttavia il parroco di Robbiano di Giussano è andato oltre e, nel periodo della pandemia da Coronavirus, ha chiesto ai fedeli di inviare un selfie. La risposta è stata celere e diffusa: il prete ha dunque stampato le fotografie, le ha appese ai banchi della chiesa e davanti a queste celebra la Messa, un modo per sentirsi meno solo in settimane nelle quali le misure restrittive per evitare il contagio impediscono alle persone di recarsi in chiesa e ricevere l’Eucarestia (altro tema del quale si dovrebbe parlare a parte).
Don Giuseppe Corbari ha detto che l’interazione “digitale” con i fedeli era appunto già attiva, e ha rivelato come ci siano dei parroci (per esempio uno di Roma) che sembrano aver apprezzato l’iniziativa, tanto da imitarla; ha poi rivelato che oggi i fedeli frequentano molto meno la parrocchia e ora non possono nemmeno più farlo. “Da una parte c’è la voglia e il bisogno di pregare Dio, dall’altra la coscienza di rispettare le regole”. C’è chi dice che le due cose possano anche andare insieme – ed effettivamente può essere così – ma, nell’impossibilità di mettere la cosa in pratica, le fotografie sui banchi delle chiese sono comunque uno strumento ingegnoso per combattere la solitudine da Coronavirus.