Tentativi di ripresa nel mondo del basket: la NBA dal 1 maggio infatti tornerà in campo, sia pure solo in alcuni stati e solo per i primi allenamenti, che saranno perlopiù, individuali. Tra pochi giorni infatti, per alcune franchigie sarà possibile riaprire il proprio centro di allenamento, dove i propri giocatori svolgeranno lavori individuali e in piccoli gruppi, seguendo le regole del distanziamento sociale e sempre su base volontaria: questo ovviamente negli stati dove nei prossimi giorni le misure imposte per il lockdown verranno allentate. Si tratta dunque di un segnale positivo, dopo lo stop imposto per l’esplodere della pandemia ai primi di marzo, ma che pure non mette in riparo dal pericolo che la stagione 2019-20 del basket statunitense venga comunque cancellata. La situazione per l’emergenza sanitaria da coronavirus negli Stati Uniti è infatti drammatica: e se in alcune regioni sarà possibile tornare in campo (come in Georgia, dove risiede la franchigia degli Atlanta Haeks), sia pure tra mille restrizioni, pure tra i club e in Lega è alta l’attenzione e ferma la volontà di proseguire con prudenza, attendendo gli sviluppi della pandemia da covid19.
CORONAVIRUS NBA, MELLI: CI SONO ALTRE PRIORITA’ AL MOMENTO
Nonostante tale misura, che anticipa una possibile ripresa della stagione 2019-20 dell’NBA, pure lo scetticismo del pronto ritorno sul parquet è tanto. A darcene un’idea sono certo le parole anche di Nicolò Melli, cestista classe 1991 di Reggio Emilia e ala dei New Orleans Pelicans, che ha affermato: “Ci sono altre priorità al mondo rispetto allo sport, quindi dobbiamo aspettare che la situazione della pandemia si risolva per capire come procedere. Si deve tornare a giocare soltanto se ci sono le condizioni per poterlo fare”. L’azzurro poi ha aggiunto: “Non forzerei più di tanto, anche perché poi rischiamo di tornare al punto di partenza. Anzitutto deve esserci una situazione generale molto più tranquilla. All’inizio saremo costretti a giocare senza tifosi e questo va un po’ contro la filosofia dello sport, che è anche un momento di condivisione”. L’ipotesi dunque di giocare a porte chiuse non alletta molto, ma Melli spera: “Il tifo è parte fondamentale di quello che facciamo. Non sarà il massimo, però sappiamo che dovremo adattarci“.