La Corte di conti UE ha pubblicato ieri un rapporto particolarmente critico sulle misure messe a punto dall’Unione per la difesa del cosiddetto Stato di diritto. La revisione è di carattere quasi puramente economico e finanziario, ma la parte interessante sta proprio in quel ‘quasi’, perché leggendo tra le righe emerge la volontà di arrivare ad un’applicazione più ferrea e precisa di quelle stesse misure. Questione che, secondo il quotidiano La Verità, rischia di minare la sovranità nazionale dei 27 per difendere i valori che l’Unione ritiene essere fondanti.
Procedendo per ordine, però, il rapporto della Corte dei conti UE sulla difesa dello Stato di diritto parte proprio dall’analisi dell’applicazione di queste misure. Il metro di paragone per definire il rispetto dello Stato di diritto è quanto riportato nell’articolo 2 del Trattato sull’Unione europea, nel quale si elencano proprio i principi fondanti europei. Dal 2021 al rispetto di questi principi è stato legato un regime di protezione del bilancio europeo che prevede per i trasgressori dei valori europei una sospensione di parte dei fondi. La Corte dei conti UE nel rapporto rileva che le misure economiche per il mancato rispetto dello Stato di diritto sono state applicate solamente contro Ungheria e Polonia, con un impatto stimato (rispettivamente) di 22 e 134 miliardi di euro, intensi come fondi da elargire dal 2021 al 2030.
L’opinione della Corte dei conti UE sullo Stato di diritto e i dubbi per la sovranità nazionale
Secondo la Corte dei conti UE la difesa dello Stato di diritto è una misura a tutti gli effetti encomiabile, almeno dal punto di vista economico e finanziario. Differentemente, però, la Corte ritiene anche che alcuni aspetti del regolamento dovrebbero essere rivisti. In primo luogo non sarebbe chiaro il nesso causale tra la violazione dei principi fondanti e gli interessi finanziari europei. Similmente, gli stati che violano quei principi rischiano di non riuscire a rispettarli proprio a causa del blocco dei finanziamenti.
Il punto più critico sulla questione dello Stato di diritto, tuttavia, secondo la Corte dei conti UE è rappresentato dal fatto che lo strumento sia stato, sì, impiegato correttamente contro Ungheria e Polonia, ma anche contestualmente non applicato davanti ad altre situazione simili. In altre parole, la misura è applicata arbitrariamente dalla Commissione. Insomma, secondo la Corte è importante introdurre tutele per l’applicazione corretta, e non arbitraria, delle misure per il rispetto dei valori europei.
Proprio questo ultimo punto della valutazione della Corte di conti UE sullo Stato di diritto è finito al centro delle critiche del quotidiano la Verità. Il dubbio, citando quanto detto da Turtelboom, membro della Corte che ha voluto l’audit sulla misura, è che si proceda verso “una blindatura stagna” della norma. Termine questo, sottolinea La Verità che potrebbe indicare sanzioni contro “qualunque governo non si conformi a ciò che piace a Bruxelles”, compromettendo “la sovranità degli Stati” a favore di una maggiore “ingerenza dell’Unione negli affari interni”.