Un sistema di prevenzione dei reati che sfrutta l’Intelligenza artificiale e un algoritmo predittivo in grado di supportare le forze dell’ordine, nel segno di una svolta nella lotta alla criminalità: sarebbe questa la sintesi del sistema “Giove”, un software che la Polizia italiana sarebbe pronta a usare in una nuova frontiera operativa alla Minority Report. È quanto ricostruisce Il Sole 24 Ore in un recente articolo in cui si parla dell’elaborazione, da parte del Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno, di un programma capace di anticipare i crimini prevedendo il luogo e il tempo in cui potrebbero verificarsi.
Secondo quanto emerso, lo sviluppo del progetto sarebbe iniziato nel 2020 ma l’idea affonderebbe le radici nel 2008, quando la Questura di Milano avrebbe avviato la sperimentazione di un software di polizia predittiva noto come Keycrime e concepito inizialmente come strategia di contrasto alle rapine nei negozi. Giove sarebbe quindi una evoluzione di quest’ultimo e, spiega ancora Il Sole 24 Ore, dovrebbe sbarcare tra gli strumenti operativi di tutte le questure del Paese “tra un paio d’anni”. Sulla sua architettura e sulla sua applicazione, però, montano dubbi ed è in corso un’interrogazione parlamentare presentata il 13 giugno scorso, primo firmatario il senatore dem Filippo Sensi.
Giove, il Viminale punta sull’Intelligenza artificiale per prevenire i reati
Il sistema “Giove” con cui il Viminale punterebbe all’uso di un algoritmo predittivo per prevenire i reati di maggiore impatto sociale sarebbe la traduzione in realtà di quanto anticipato nel 2022 dal prefetto Vittorio Rizzi, vicedirettore generale della Pubblica Sicurezza, alla IX Conferenza di Venezia sulla cooperazione internazionale tra forze di polizia. L’intervento di Rizzi è stato riportato dall’Ansa nella sua sezione Osservatorio Intelligenza Artificiale e ha riguardato proprio l’introduzione dell’Intelligenza artificiale come elemento strutturale nel bagaglio delle moderne strategie investigative soprattutto per intercettare l’espansione delle reti criminali.
Come funziona Giove? Ancora non sono emersi dati chiari, ma il sistema, secondo quanto trapelato sulla carta stampata, dovrebbe avvalersi di un algoritmo che, sulla base dell’analisi incrociata delle denunce e delle informazioni archiviate nelle banche dati della polizia, si propone di prevedere e impedire i reati alla luce di quelli verificatisi in precedenza. Questo software si inserisce nel più ampio spettro dei sistemi di investigazione predittiva che, riporta il sito agendadigitale.eu, sono usati anche in altri Paesi a fini preventivi e si suddividono in due tipologie basate sulla rilevazione e sull’analisi dei luoghi e dei tempi in cui si consumano i reati, con una particolare attenzione al collegamento tra crimini e all’eventualità di reiterazione: il crime mapping e il crime linking. Non mancano però le critiche e i dubbi, soprattutto in termini di trattamento dei dati e tutela della privacy, temi per cui nei giorni scorsi, in Italia, è stata presentata un’interrogazione parlamentare.
Il sistema Giove per prevenire i reati al centro di un’interrogazione parlamentare
Il 13 giugno scorso, il senatore Pd Filippo Sensi ha presentato un’interrogazione parlamentare su Giove e sul suo presunto funzionamento al ministro dell’Interno, sollevando quesiti in ordine alle potenziali criticità da risolvere prima della sua introduzione in Italia ai fini della prevenzione dei reati. Nel testo si sottolinea che quanto prodotto dai sistemi predittivi “in questo ambito ha dato adito a risultati controversi e discutibili sotto vari punti di vista, con bias cognitivi e operazionali, scambi di persona e una grave violazione del diritto alla privacy dei cittadini“.
L’interrogazione prosegue con la richiesta di chiarimenti al ministro su “quali interventi intenda mettere in atto per introdurre il sistema Giove in Italia, se esistano altri software di questo tipo già in uso o dei quali si prospetta l’utilizzo (…); quale sia lo stato dell’arte della interlocuzione con il Garante per la protezione dei dati personali in ordine a una valutazione di impatto che l’introduzione di questo sistema comporterebbe; quale tipo di dati si intenda utilizzare comporre la memoria operativa del sistema; che livello di individuazione sia possibile e ottenibile senza violare la privacy dei soggetti; quali siano gli effetti anche sull’urbanistica delle città alla prova di una capacità così penetrante e intrusiva di profilazione delle persone e dei comportamenti“.