“Covid minaccia le spese Regioni-Comuni Ue”/ Ocse “investimenti a rischio per il 90%”

- Niccolò Magnani

Sondaggio CdR-OCSE sulla pandemia COVID-19: "minaccia per la vita economica di Comuni e Regioni in Europa. Il 90% teme non si riesca a lanciare investimenti pubblici"

coronavirus regioni governo 1 lapresse1280 640x300 I presidenti delle Regioni in collegamento con Conte, in alto a destra (LaPresse)

Che la pandemia COVID-19 sia una minaccia globale per la vita di tutti, ormai, lo abbiamo compreso: ma c’è un dettaglio allarmante che emerge dall’ultimo sondaggio lanciato dal Comitato Europeo delle Regioni e dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) durante l’ultima riunione della commissione ECON e che riguarda specificamente la vita e l’economia reale di Comuni e Regioni in Europa. L’86% delle città e delle regioni europee prevede un aumento considerevole della spesa pubblica, mentre addirittura il 90% degli intervistati si attende un calo delle entrate che metteranno a rischio tutti gli investimenti pubblici dei prossimi mesi. Secondo la metà degli enti locali e regionali (il 46% esattamente) la sfida principale nell’affrontare la crisi è stata la carenza di mezzi tecnici e attrezzature, mentre la mancanza di risorse economico-finanziarie è stata citata dal 39% dei partecipanti al sondaggio CdR-OCSE. Una problematica dunque non solo italiana visto che il 50% dei territori europei intervistati risponde come sia mancato quasi del tutto un coordinamento efficace con i governi nazionali. Il gettito fiscale sarà poi la fonte di entrate più colpita: circa l’83% degli intervistati ne prevede una diminuzione da forte a moderata mentre il 13% ha già chiesto finanziamenti supplementari all’Unione Europea, con il 49% che si dice “orientata alla valutazione sulla domanda”.

LA MINACCIA DEL COVID PER L’ECONOMIA REALE

Infine l’indagine CdR-OCSE mostra come proprio la pandemia Sars-CoV-2 potrebbe ridefinire in maniera netta le prossime politiche di sviluppo regionale: gli enti locali e regionali chiedono ai Governi una maggiore attenzione sulla sanità (76%), sulla resilienza regionale (69%) e sulla riduzione del divario digitale tra le Regioni (68%). Secondo Massimiliano Fedriga (IT/ECR-Lega), Governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, «L’emergenza epidemiologica ed economica in corso ci offre oggi l’opportunità di ridiscutere le relazioni tra le autorità centrali e le periferie, nella prospettiva di una maggior partecipazione nei processi decisionali e di una più ampia integrazione delle istanze di Regioni e Comuni nelle politiche nazionali e comunitarie: rendere le amministrazioni locali protagoniste della ricostruzione appare dunque, in questo drammatico contesto, l’unica valida opzione per riaffermare la vera natura, composita e ricca di sfumature, dell’Europa e per farne leva di sviluppo per tutte le comunità che vi aderiscono». Sulla medesima scia il vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, Nicola Irto (IT/PES-Pd): «Il Consiglio regionale della Calabria ha autorizzato, come consentito dal Governo italiano, l’uso delle risorse nazionali per la coesione per un primo ristoro alle categorie produttive colpite dalla crisi post Covid-19. L’allentamento dei vincoli di bilancio UE può aiutare le Regioni a sostenere la ripresa, facendo ricorso a maggiori investimenti nei settori strategici: green economy, digitale, reti, sanità e istruzione. Ma serve fare molto di più. Le Regioni hanno bisogno di procedure semplificate e di ulteriore flessibilità nei rapporti con le istituzioni europee, per far fronte all’eccezionalità del momento che impone di superare le regole ordinarie, attraverso una maggiore fiducia nelle capacità amministrative delle comunità regionali».





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