La Fase 3 è quella caratterizzata da una grande confusione. Siamo infatti passati dalla prima, il lockdown, con forti restrizioni per evitare la diffusione dell’epidemia di coronavirus, a questa in cui si veicolano messaggi incoerenti e quindi ognuno si sente autorizzare a pensare e fare quel che vuole. C’è chi ritiene che l’emergenza sia finita e quindi gira senza mascherina, assembrandosi senza problemi. Ma c’è anche chi è ancora spaventato dai bollettini e quindi rispetta le regole, in alcuni casi cercando anche di restare a casa. La fotografia dell’Italia nella Fase 3 è stata scattata da Luca Ricolfi sulle colonne de Il Messaggero. «È terribilmente difficile capire quale sia la logica che sta alla base delle regole che ci vengono imposte, specie in materia di distanziamento sociale». Gli esperti chiedono di evitare assembramenti e rispettare il distanziamento, ma la realtà è ben diversa. «Tanto per cominciare, gli assembramenti sono quotidiani, e sistematicamente tollerati».
LUCA RICOLFI “COVID? ORMAI OGNUNO FA QUEL CHE VUOLE!”
Luca Ricolfi cita sulle colonne de Il Messaggero diversi esempi: le manifestazioni di piazza del 25 aprile e 2 giugno, i raduni di Gilet Arancioni, Ultrà e Forza Nuova, le feste calcistiche (come quella dei tifosi del Napoli), senza dimenticare la movida del weekend. Ma che senso ha stabilire delle regole se poi quando vengono violate si chiude un occhio? «Nei trasporti ordinari, senza posti prenotati (tram, bus, metropolitane, treni), la gente si ammassa senza che nessuno ne regoli il flusso. E soprattutto senza che qualcuno intervenga a sanzionare la violazione della regola del distanziamento di almeno un metro», scrive il sociologo. Nei mezzi di trasporto dove bisogna prenotare, il distanziamento viene invece rispettato a metà. Qual è la logica se in spiaggia è possibile far rispettare le regole se poi sono meno severe di quelle per aerei e treni che sono ambienti chiusi? Vige la regola dell’economia secondo Ricolfi. «Imporre regole severe a commercianti e stabilimenti balneari non costa nulla allo Stato, mentre imporle al trasporto aereo e ferroviario avrebbe dei costi».
E poi c’è la politica che vuole tutelare la salute pubblica, ma senza trascurare la stagione turistica. Nel frattempo ogni giorno circolano messaggi differenti. Dati confortanti e preoccupanti, indice di Rt inferiore a 1 ma non bisogna abbassare la guardia, nuovi casi e morti, ma sono focolai che possono essere tenuti sotto controllo. Come stanno le cose nessuno lo sa in realtà. «Forse nemmeno l’Istituto Superiore di Sanità, che ha sì i micro-dati (negati a noi comuni mortali), ma non può ancora contare sui risultati dell’indagine sierologica condotta con l’Istat», scrive il sociologo e politologo su Il Messaggero. «La realtà è che, da una settimana, sia il numero assoluto di nuovi casi sia il rapporto fra nuovi casi e soggetti testati sono in costante salita, e noi non possiamo permetterci di arrivare all’autunno con questi numeri» e di ritrovarci a vedere un film già visto.