Il Covid cambia, ma a non mutare è l’efficacia dei vaccini. Anche per questo bisognerebbe far prevalere la linea del buonsenso, soprattutto con l’arrivo dell’inverno. Ci sono due varianti nuove che stanno emergendo. Una è discendente di Omicron e si chiama EG.5, Eris per l’opinione pubblica. Ma i vaccini aggiornati sono efficaci nel contrastarla. L’altra è BA.2.86 ed è stata ribattezzata Pirola, ma non è così diffusa e non è ancora sufficientemente studiata, ma anche in questo caso non c’è un problema vaccini. A confermare che la situazione è sotto controllo è il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, che all’Avvenire presenta i risultati dello studio Origin, «il più grande mai effettuato nel nostro Paese per capire la relazione tra i fattori genetici e lo sviluppo di una forma grave di Covid».
Per quanto riguarda la pandemia, la situazione è sotto controllo: «Siamo di fronte alle sue evoluzioni a partire da modifiche del ceppo Omicron, nemmeno comparabile per gravità a quello originale. Antivirali e vaccini restano efficaci. E su entrambe le varianti». A doversi vaccinare in autunno, precisa il professor Remuzzi, dovranno essere over 65, immunocompromessi, chi fa dialisi, chi ha subito un trapianto, chi ha un tumore e i soggetti fragili. «Gli altri possono aspettare, anche se negli Stati Uniti è stato raccomandato a tutta la popolazione di procedere con la profilassi da nuovi vaccini».
COVID, DOMANI LA PRESENTAZIONE DELLO STUDIO ORIGIN
«Non si può tornare a parlare con allarme della scuola, quando abbiamo scoperto e assodato che nelle classi la differenza non la fanno le mascherine, ma l’areazione», aggiunge il professor Giuseppe Remuzzi all’Avvenire. Inoltre, per bisogna «uscire dalla psicosi del Covid e vedere il Covid come tutte le infezioni delle alte vie respiratorie a cominciare dall’influenza: virus che richiedono atteggiamenti precauzionali». Domani presenterà a Palazzo Lombardia lo studio “Origin” realizzato dall’Istituto Mario Negri di Bergamo per «provare a capire perché è stato possibile, e come, quello che è avvenuto». Il punto di partenza è quanto accaduto a Bergamo, in quei giorni terribili del 2020. «Abbiamo raccolto la storia sanitaria, le cartelle cliniche, tutte le informazioni possibili di oltre 10mila cittadini, soprattutto coloro che vivono nelle zone più colpite dalla prima ondata di Covid: Nembro, Albino, Alzano».
Remuzzi precisa che ci si è avvalsi della collaborazione e del finanziamento della Regione Lombardia e dei Comuni. «Abbiamo scoperto che esiste una correlazione, che documentiamo, tra determinati fattori genetici e la possibilità di contrarre una forma grave di malattia. C’è una ragione, cioè, per cui lo stesso virus in alcuni casi ha ucciso, in altri non ha causato nemmeno sintomi». I risultati di questo studio, dunque, vengono messi a disposizione della comunità scientifica «per usare meglio le cure e i vaccini, per capire chi e come deve tutelarsi di più, persino per imparare a utilizzare quel buonsenso di cui parlavamo poco fa».