Cos’è Cretto di Gibellina detto “Cretto di Burri”
Cretto di Gibellina oppure conosciuto come il Cretto di Burri è un’opera moderna di Alberto Burri realizzata tra il 1984 e il 1989. Da questa opera comincia il viaggio di Massimo Giletti nello speciale televisivo dal titolo “Non è l’Arena – Abbattiamoli Chi ha voluto le stragi di Cosa Nostra?” in onda su La7. Si tratta di un viaggio che il conduttore e giornalista ha realizzato prettamente in esterna partendo proprio da questo luogo simbolico: un’opera moderna tra le più apprezzate realizzata da Alberto Burri nel luogo in cui sorgeva il vecchio centro di Gibellina, città distrutta dal terremoto del Belice del 1968.
La scelta di partire da questa opera non è affatto casuale; anzi Giletti ha pensato bene di partire da un luogo simbolico che rappresenta a pieno come un terremoto sia in grado di cancellare si un paese, ma non la sua storia e soprattutto la sua verità. Proprio l’artista e pittore parlando della sua opera la descrisse così: “era la rigenerazione della vita dopo la morte un estensione di speranza, non possiamo dimenticare il dramma ma costruire per un futuro migliore lasciare dei segnali per le prossime generazioni è uno dei compiti assegnati agli artisti”.
Cretto di Burri: la distruzione della città di Gibellina
L’opera Cretto di Burri o Cretto di Gibellina è stato realizzato da Alberto Burri nella vecchia città di Gibellina rasa completamente al suolo dal terribile terremoto del 1968 in Belice. Il 14 gennaio del 1968 un terremoto senza precedenti distrugge completamente la città di Gibellina lasciando buona parte delle famiglie senza un tetto sulla testa. Nonostante il dolore, la voglia di riscatto e di rinascita di quelle genti era talmente forte grazie anche all’impegno del sindaco Ludovico Corrao, che decise di puntare sull’arte come arma di riscatto. Tra i vari artisti che giunsero in città a prestare il loro talento c’è proprio Alberto Burri che in merito all’opera disse: “andammo a Gibellina con l’architetto Zanmatti, il quale era stato incaricato dal sindaco di occuparsi della cosa.
Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento”.