Tanti aspetti del Pontificato sono ancora da scoprire, ma si può cominciare a trarre qualche indicazione sull'operato di papa Leone XIV
Sembra essere trascorso molto tempo dalla morte del Santo Padre Francesco, dai seguenti novendiali, dalle congregazioni e dal Conclave, fino all’attesa fumata bianca. Eppure Leone XIV, Francis Prevost, è stato eletto come nuovo Pontefice di Santa Romana Chiesa da poco più di un mese. Tanti aspetti del Pontificato sono ancora da scoprire, ma si può iniziare a tracciare non tanto un profilo ma almeno un piccolo specchietto, o un riassunto, sull’operato del Santo Padre.
A questo proposito è già consegnata alla storia la sua prima uscita il giorno stesso dell’elezione e il seguente appello alla pace, che ha come punto sorgivo la centralità di Cristo nella storia: “Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante”.
Già dai primi giorni sono emersi i tratti prettamente agostiniani di Leone XIV accennati alla prima uscita alla Loggia delle benedizioni, con il costante richiamo alla centralità di Cristo nel cuore dell’uomo (“Tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo […]. Eri con me, e non ero con te”, Confessioni 10,27).
Un tema non astratto né distante dalla concretezza della vita, tanto che per la Giornata mondiale dei poveri il Pontefice ha scritto che “la più grande povertà è non conoscere Dio”, frase non certo in opposizione con la mancanza del necessario per vivere: non una novità nella Chiesa, basta guardare all’Evangelii gaudium di Francesco citata nel testo, ma una visione cristocentrica da cui partire per leggere la complessità della realtà.
Un altro aspetto fondamentale e ben presente in questi primi scorci di pontificato è il tema dell’unità della Chiesa, intesa non come conseguenza dei propri sforzi ma come una Grazia da chiedere (cfr. Gv 17), possibile solo per la presenza di Cristo, come testimonia anche il motto episcopale scelto dal Santo Padre: “In Illo uno unum, un’espressione di Sant’Agostino di Ippona che ricorda come anche noi, pur essendo molti, «in Quell’unico – cioè Cristo – siamo uno» (Enarr. in Ps., 127, 3). La nostra comunione si realizza, infatti, nella misura in cui convergiamo nel Signore Gesù”.
A tale tema intra ecclesiale si aggiunge quello dell’unità più ampia, quella di tutti i cristiani: “La mia elezione è avvenuta mentre ricorre il 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico di Nicea. Quel Concilio rappresenta una tappa fondamentale per l’elaborazione del Credo condiviso da tutte le Chiese e Comunità ecclesiali. Mentre siamo in cammino verso il ristabilimento della piena comunione tra tutti i cristiani, riconosciamo che questa unità non può che essere unità nella fede”.
Una comunione dunque che trova le radici anche nella tradizione della Chiesa (proprio perché essa è la prosecuzione del Corpo di Cristo, vivente e presente, nella storia dell’uomo, cfr. Ef 1,22), testimoniata dal costante richiamo ai Papi che l’hanno preceduto, con un particolare riferimento a Leone XIII, da cui ha preso il nome, ponendo nuovamente al centro la Dottrina sociale della Chiesa, tema particolarmente urgente in questo frangente storico, non solo per le sfide portate dalle nuove tecnologie ma, soprattutto, per la pace.
Concludendo, se si dovesse riassumere con poche parole il volto che il Pontefice sta mostrando si potrebbe dire che traspare tutto il suo carattere meditativo e contemplativo, oltre che una certa mitezza, testimoniata dagli sguardi commossi e dall’emozione manifestata durante la messa d’Intronizzazione; tratti visibili ai fedeli in piazza durante il consueto giro in papamobile.
Insieme a questi aspetti più soggettivi, certamente dovuti anche a una certa sensibilità da parte di chi scrive, si può notare una certa chiarezza e fermezza nelle sue parole, precise e puntuali: per questo sembra già essere fondamentale leggere direttamente i suoi discorsi, al posto che rimanere a riassunti e ricostruzioni che cercano spesso la notizia, senza curarsi del reale contenuto, come accaduto pochi giorni dopo l’elezione quando ha incontrato i diplomatici accreditati presso la Santa Sede. Del resto le strumentalizzazioni e le letture di parte, frammentate o ideologiche erano ben presenti già con Francesco e Benedetto XVI.
Dunque, in queste prime settimane di Pontificato, seguiamo Leone XIV con attenzione, non perché il Santo Padre sia un superuomo o un divo, o perché è “la novità del momento” ma per il semplice fatto che è il successore di Pietro, e ubi Petrus, ibi ecclesia, ibi nulla mors sed vita aeterna.
Dunque la sequela al Papa e alla Chiesa non è fine a se stessa, ma è la via per arrivare a Cristo.
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