Crisi Governo, cosa succede ora/ Dimissioni di Conte, consultazioni e due scenari
Crisi Governo, cosa succede ora? Percorso istituzionale: il premier Conte ha rassegnato le dimissioni. Domani le consultazioni, poi…

Crisi di Governo, cosa succede ora: scopriamo il percorso istituzionale dopo la caduta dell’esecutivo gialloverde, certificata oggi con le dimissioni del premier Giuseppe Conte. L’esponente del Movimento 5 Stelle – protagonista di un acceso botta e risposta con Matteo Salvini – è salito al Quirinale per rimettere il mandato al capo dello Stato Sergio Mattarella, aprendo formalmente la crisi: già a partire da domani il via ai passaggi successivi, che porteranno alla formazione di un nuovo governo. Nei prossimi minuti è atteso la comunicazione ufficiale del segretario generale del Quirinale delle dimissioni del presidente del Consiglio, che resterà in carica per gli affari correnti. Conte si recherà dunque alla Camera e al Senato per comunicare la sua scelta ai due presidenti, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati. Dopo la lettura della lettera del premier alle due Camere, i due rami del Parlamento inizieranno a lavorare in regime di crisi.
CRISI DI GOVERNO, COSA SUCCEDE ORA: IL PERCORSO ISTITUZIONALE
Come dicevamo, successivamente il percorso istituzionale prevede le consultazioni con il presidente della Repubblica Mattarella: l’inizio è previsto domani, mercoledì 21 agosto 2019, con il calendario ancora da stabilire. Presumibilmente, saliranno al Colle il presidente emerito Giorgio Napolitano, i presidenti di Senato e Camera – Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico – ed i vari capigruppo dei partiti accompagnati dai leader-segretari. Qui si aprono due scenari: o viene individuata una nuova maggioranza che possa sostenere un nuovo governo – con l’individuazione di un profilo per il ruolo di Presidente del Consiglio nel corso dei colloqui tra i partiti della nuova maggioranza e il capo dello Stato – oppure si dà il via allo scioglimento delle Camere previa consultazione con i rispettivi presidenti. In quest’ultima ipotesi, Mattarella scioglierebbe Senato e Camera con due decreti controfirmati dal presidente del Consiglio. Successivamente verrebbero convocati i comizi elettorali e stabilita la data della prima seduta in Parlamento.
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