Scontro diplomatico tra Russia e Italia dopo le (gravi) parole di Zakharova in merito al crollo della Torre dei Conti: l'indignazione a corrente alternata..
NUOVO SCONTRO DIPLOMATICO TRA RUSSIA E ITALIA DOPO LE PAROLE (ORRENDE) DI ZAKHAROVA: RICHIAMATO L’AMBASCIATORE
Quando ieri la portavoce del Ministero degli Esteri in Russia, Maria Zakharova, pronunciava le controverse parole sul crollo della Torre dei Conti di Roma ancora non si poteva sapere dell’epilogo tragico avvenuto questa notte, con l’estrazione dell’operaio intrappolato in vita e la morte purtroppo appena poche ore dopo. A prescindere però da un crollo divenuto poi tragedia, resta il dato politico di un commento disgustoso recitato appena pochi minuti dopo le immagini dai Fori Imperiali che hanno fatto il giro del mondo.
«Se il Governo italiano continuerà a spendere inutilmente i soldi dei contribuenti», è l’assunto della portavoce di Lavrov al Cremlino, «allora l’Italia crollerà, dall’economia alle torri»: nessun fraintendimento o mala-interpretazione, Zakharova intendeva proprio riferirsi al freschissimo duplice crollo della Torre dei Conti. Il concetto avanzato dalla “diplomazia” russa è molto schietto, quanto travalicante un possibile sciacallaggio mediatico: «dopo che l’Italia ha detto di aver speso 2,5 miliardi di euro per i vari aiuti all’Ucraina», avrebbe fatto meglio ad utilizzarli per investimenti in cura del paesaggio ed emergenze nazionali.

Durissima la contro-replica della Farnesina che già in serata ieri ha annunciato la convocazione dell’ambasciatore della Russia in Italia, Alexey Paramonov: quelle di Maria Zakharova sono «parole squallide e preoccupanti, confermano l’abisso di volgarità in cui è piombata la dirigenza di Mosca». Secondo il Ministero degli Esteri italiano, a nessuno e di nessun grado qui nel nostro Paese avrebbe potuto «gioire e speculare su un incidente e una tragedia» che colpisce il popolo civile, che è poi il motivo – conclude la Farnesina – per cui viene ancora data assistenza al popolo ucraino, in guerra da quasi 4 anni.
GIUSTA INDIGNAZIONE PER LE PAROLE DI MOSCA MA SONO SLOGAN “SIMILI” A QUELLI DEL M5S
Da destra a sinistra, è unanime la condanna per le parole usate dalla Russia nel commentare una tragedia ancora freschissima ieri come il crollo della Torre dei Conti, specie ora con la morte dell’operaio Octay Stroici avvenuta questa notte. «Speculare su una tragedia non è da Paese civile», attacca il Ministro Tajani, con il sostegno anche dell’altro vicepremier che ieri sera a Cinque Minuti ha sottolineato come nei momenti degli scavi e delle macerie, «serve portare silenzio e rispetto».
Certo, ha aggiunto Salvini, occorre parlare di politica estera e del tema degli aiuti all’Ucraina, ma da dopo l’orrendo fatto del crollo di Roma: «dovremo mettere fine alla guerra come proposto da Trump, è priorità anche perché non possiamo mandare per 50 anni soldi all’Ucraina». Il tema vero sulle dichiarazioni infelici e scomposte di Zakharova – che già in passato aveva attaccato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – non è infatti il “merito” della questione, ma l’utilizzo propagandistico di una tragedia altrui per poter far passare il proprio “messaggio”.

Questo per quanto riguarda la Russia, mentre qui in Italia il tema ci sembra essere un altro: il coro di indignazione è unanime e corretto, sacrosanto oseremmo dire, ma rischia di essere come spesso accade a “corrente alternata”. Ma se gli stessi toni e slogan usati da Mosca vengono poi usati anche da altre forze politiche del nostro Parlamento, perché in quel caso va tutto bene e non diventa un problema politico?
Ci riferiamo ad esempio ai continui incessanti argomenti portati dal M5s di Giuseppe Conte, che più volte ha accusato anche di recente il Governo italiano di fare «tagli alla sanità e alla scuola per comprare i carri armati», che si parli di Israele o dell’Ucraina, il tema di base non cambia, così come un briciolo di indignazione dovrebbe comparire quando si sostituisce la realtà con la propaganda politica.
