CHIESA/ Gli affondi di Benedetto XVI durante il discorso alla Curia per gli auguri del Santo Natale

- La Redazione

Sono numerosi e spesso nutriti di abbondanti critiche alla società i temi toccati da Joseph Ratzinger in occasione degli auguri natalizi alla Curia romana

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La Chiesa si rende «visibile davanti al mondo e per il mondo come una forza spirituale che indica cammini di vita e, mediante la testimonianza della fede, porta luce al mondo». E per il Papa ciò è accaduto anche in occasione dei suoi viaggi di quest’anno negli Stati Uniti e in Francia e in occasione della Giornata mondiale della gioventù di Sydney.

Benedetto XVI lo ha detto nel discorso alla Curia per gli auguri di Natale, durante il quale ha fatto un approfondito bilancio dell’attività dell’anno che si sta concludendo. «Un contributo prezioso» è stato a giudizio del Papa l’intervento del rabbino Shear Yshuv Cohen al sinodo dei vescovi, lo scorso ottobre. Benedetto XVI lo ha affermato durante il discorso alla Curia per gli auguri di Natale, senza accennare  alle dichiarazioni anti Pio XII che il rabbino fece al di fuori dell’aula del sinodo, parlando con i giornalisti. Anche nei viaggi  papali, ha detto papa Ratzinger tornando sul tema in un passaggio successivo del discorso alla Curia, «la Chiesa si rende pubblicamente percepibile, con essa la fede e perciò almeno la questione su Dio. Questo manifestarsi pubblico della fede – ha aggiunto – chiama in causa ormai tutti coloro che cercano di capire il tempo presente e le forze che operano in esso».

E qui il Papa ha inserito una riflessione sulle Giornate mondiali della gioventù, esempio di «cultura giovanile». Il Papa critica l’idea, diffusa anche tra “voci cattoliche”, che egli sia la “star” delle Giornate mondiali della gioventù, intese come «una specie di festival rock modificato in senso ecclesiale». Questa visione, ha detto nel discorso alla Curia per gli auguri di Natale, finisce per «rimuovere la questione su Dio». Prima e dopo le Gmg, ha osservato Benedetto XVI, c’é un “cammino”, incentrato, tra l’altro, nell’incontro con la croce. “Così – ha spiegato poi – anche il Papa non è la star attorno alla quale gira il tutto. Egli è totalmente e solamente Vicario. Rimanda all’Altro che sta in mezzo a noi. Come un lungo cammino precede le Gmg – ha detto – così ne deriva anche il camminare successivo; si formano delle amicizie che incoraggiano a uno stile di vita diverso e lo sostengono da di dentro; le grandi Giornate hanno non da ultimo lo scopo di suscitare tali amicizie e di far sorgere in questo modo nel mondo luoghi di vita nella fede, che sono insieme luoghi di speranza e di carità vissuta”.

Contro il “gender” il Papa ricorda la natura umana di “uomo” e “donna” e auspica un’ “ecologia dell’uomo” che lo protegga dalla autodistruzione.

«Non è una metafisica superata – ha detto nel discorso alla Curia – se la Chiesa parla della natura dell’essere umano come uomo e donna e chiede che quest’ordine della creazione venga rispettato; qui si tratta di fatto della fede nel Creatore e dell’ascolto del linguaggio della creazione, il cui disprezzo sarebbe un’autodistruzione dell’uomo e quindi una distruzione dell’opera stessa di Dio. Ciò che spesso viene espresso e inteso come “gender”- ha detto – si risolve in definitiva nella autoemancipazione dell’uomo dal creato e dal Creatore; l’uomo vuole farsi da solo e disporre sempre ed esclusivamente da solo ciò che lo riguarda; ma in questo modo vive contro la verità, vive contro lo Spirito creatore. Le foreste tropicali – ha osservato – meritano sì la nostra protezione, ma non la merita meno l’uomo come creatura, nella quale è iscritto un messaggio che non significa contraddizione con la nostra libertà, ma sua condizione».  A partire da questa prospettiva papa Ratzingerha suggerito di «rileggere la Humanae vitae: l’intenzione di papa Paolo VI – ha detto – era di difendere l’amore contro la sessualità come consumo, il futuro contro la pretesa esclusiva del presente e la natura dell’uomo contro la sua manipolazione».







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