Oggi, martedì 23 dicembre 2008, giorno dell’antivigilia di Natale, l’Italia del Nord è stata attraversata da una scossa di terremoto, con epicentro in provincia di Reggio Emilia, Traversetolo, la quale per fortuna non ha provocato particolari danni. Ma ciò che più spaventa di questi fenomeni è il senso di impotenza che pervade ogni soggetto che viene coinvolto e la loro imprevedibilità. Abbiamo chiesto a Piero Gagliardo, docente ordinario di Geografia all’università della Calabria, di approfondire la natura di questo tipo di eventi
Dottor Gagliardo, perché avvengono i terremoti?
Il terremoto è per definizione un “movimento crostale improvviso”. Ossia è la crosta terrestre a muoversi in conseguenza della massa enorme, fluida e densa che sta all’interno del globo terrestre e che per natura ha delle fuoriuscite attraverso i vulcani. Per fare un esempio è come la pasta interna e dorata che sta all’interno di un panettone, ma a temperatura elevatissima. Questa elevata gradazione di calore produce agitazioni, fuoriuscite e vere e proprie “spaccature” della crosta esterna. Le onde sismiche che si creano sono ciò che noi chiamiamo terremoto.
Quello di oggi è stato registrato con una magnitudo di 5,2 sulla scala Richter. Cosa significa?
È una grandezza piuttosto consistente. Il terremoto di questo livello sulla scala Richter è spesso anche molto distruttivo. È in grado di rovinare case e palazzi. L’epicentro però in questo caso è in un certo senso “tranquillo” perché Traversetolo si trova in aperta campagna al cuore della pianura padana. Ciò fa sì che i danni siano di norma molto limitati. Se le onde a questo livello della scala si distribuissero lungo più accentuati corrugamenti terrestri allora il rischio sarebbe assai più elevato.
Per quale motivo alcuni cittadini di Milano o di Venezia dicono di aver avvertito la scossa molto più forte di quanto non affermino persone che abitano nelle vicinanze dell’epicentro?
Le aree più elevate subiscono oscillazioni più intense. È come se fossero “antenne” del terremoto. Col risultato che una scossa si può avvertire in modo maggiore anche a cento chilometri di distanza dall’epicentro se si è a un piano alto di un palazzo rispetto che al piano terra di una casa nel paese di fianco. Inoltre l’elasticità delle costruzioni in cemento armato accentua la sensazione di oscillamento. Questo perché le moderne strutture abitative sono costruite per “assecondare” le scosse onde prevenire, per quanto possibile, dei danni architettonici.
Gli esperti non escludono che a questa scossa possano seguirne altre di assestamento. Che cosa si intende per “scossa di assestamento”?
All’inizio di ogni terremoto c’è un “botto”, in gergo lo chiamiamo proprio così. Questo primo fenomeno può avere delle conseguenze devastanti, ma può anche essere un episodio di per sé conclusivo. Spesso però la sequenza progressiva delle onde in movimentazione della crosta produce l’effetto che viene chiamato assestamento. È il sussulto della terra che un po’ alla volta si “calma”. Ma occorre precisare che simili fenomeni hanno quasi sempre intensità decisamente inferiore rispetto alla prima scossa.
Quindi il peggio è passato?
Nessuno può presumere di dire cosa succede quando avvengono i terremoti. La prevedibilità è molto bassa, siamo pressoché ciechi rispetto ai movimenti ipogei. Noi sappiamo tuttavia che ci sono terremoti periodici. Per esempio il terremoto che distrusse Reggio Calabria e Messina nel 1908 ha una periodicità di un secolo. Ora siamo nel 2008 e stiamo aspettando la botta, anche se adesso, a differenza di allora, le costruzioni sono per la stragrande maggioranza antisismiche.
Quali sono le zone più a rischio in Italia?
Quelle dove ci sono i vulcani chiaramente: la Calabria, la Campania, la Lucania e la Sicilia. Al contrario la Sardegna gode di una grande stabilità. Ovviamente tutto questo vale finché non avviene il contrario. Noi possiamo parlare solo di statistiche. Il magma non ha regole nel suo movimento, o, per lo meno, sono regole che non conosciamo.