È stata presentata ieri a Palazzo Chigi dal sottosegretario Giovanardi la Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia. Ancora una volta le notizie negative superano quelle positive.
Notizie negative: aumentano del 6% i decessi dovuti all’abuso di droga (e non è un caso dato che negli ultimi 5 anni è cresciuto il consumo di sostanze stupefacenti); in aumento il numero dei soggetti segnalati alle Prefetture per possesso di droga e il numero di denunce per reati connessi; diminuiscono i prezzi di cocaina ed eroina (strategia che i trafficanti, ben esperti di marketing promozionale, utilizzano per attirare i cittadini italiani nella loro rete) mentre aumenta il prezzo della cannabis (dimostrando appunto che, dopo anni di promozione, il marketing comincia a rendere), continua l’impegno economico che il nostro Paese deve affrontare per i soggetti in cura presso i diversi servizi, Sert e comunità.
Notizie positive: aumentano del 200% i controlli svolti dalle forze dell’ordine sui guidatori e le attività di prevenzione nelle scuole, nelle associazioni famigliari e nelle comunità locali; gli italiani (84,6%) iniziano finalmente a disapprovare l’uso di sostanze illegali, percependone il rischio connesso all’uso. Fatto che riguarda, e a ragione, soprattutto la cannabis.
Secondo Giovanardi la situazione è grave, ma non allarmante: «La sfida si può vincere». Condividiamo favorevolmente queste parole, ma ora scendiamo sul campo, nella realtà. Dopo aver incontrato in diverse occasioni genitori e insegnanti che ci hanno espresso disappunto per l’abbandono informativo e di counselling in cui la famiglia e la scuola sono state lasciate mentre gli adolescenti svenivano sui banchi o davanti alle scuole e i pullman si ribaltavano provocando la morte di bambini perché l’autista aveva fumato uno spinello, e soprattutto, dopo aver incontrato con inquietudine, nei quartieri al limite delle nostre città italiane, bambini di 10 anni che ci parlavano di hashish, Ice e allucinogeni, ci chiediamo:questa sfida quali obiettivi ha, chi la deve combattere, e come si può vincere? È ora infatti che gli italiani, all’oscuro per anni su questi punti, vengano informati.
Cominciamo dagli obiettivi: nessuno di noi, o quasi, sa che l’UE ha stabilito per il 2005-2012 una strategia internazionale contro la droga avente come obiettivi netti la riduzione della domanda e dell’offerta di droghe (la prevenzione insomma) focalizzando l’attenzione su due punti chiave: 1) la cooperazione internazionale e soprattutto 2) una pianificazione basata su ricerca, informazione e valutazione. Rispetto a questi obiettivi siamo molto in ritardo (e già l’anno scorso eravamo, con Malta, il fanalino di coda), basti pensare al fatto che mentre Usa, Spagna, Francia, Ontario, Australia combattevano con ampie campagne dissuasive la cannabis, da noi il Ministro della Salute ne favoriva il consumo raddoppiando la quantità di THC detenibile per uso personale. Su questi obiettivi noi chiediamo che anche l’Italia finalmente si adoperi (e abbiamo i migliori studiosi di neuroscienze e dipendenza) in questo processo di aggiornamento scientifico, di informazione, collaborazione e allineamento internazionale.
Ma chi deve combattere questa battaglia? Hanno detto bene recentemente i medici del Dipartimento Dipendenze dell’ASL di Milano: «Il tema della prevenzione non può più essere solo materia dell’ASL. Tutte le istituzioni devono collaborare. Più servizi al cittadino e più informazioni». E quali sono queste istituzioni? Quelle che, soprattutto per quanto riguarda la tutela dell’integrità psicofisica degli adolescenti, hanno quasi taciuto (il Ministero dell’Istruzione ad esempio) o hanno fatto proposte sconcertanti (l’ex Ministero della Salute) e quelle che sono state lasciate in balia di questo silenzio: la famiglia e la scuola.
Il problema è che in Italia non siamo stati informati neppure del fatto che l’Onu ha raccolto e pubblicato gratuitamente una quantità notevole di strategie e protocolli evidence-based (testati sul campo, valutati positivamente e adattabili ai diversi contesti), destinati alla prevenzione: come trasformare la scuola in un luogo efficace per combattere la droga, come trasformare il web in luogo interattivo di media education contro le sostanze, come meglio coinvolgere le famiglie solitamente restie ai momenti di informazione, come mandare in modo più efficace ai giovani i messaggi antidrug. E non basta: in Francia il Ministero della salute ha fornito specifici opuscoli ai genitori e agli studenti per informarli sui gravi pericoli provocati dalla cannabis mentre da noi molti ancora credono al “cosa vuoi che faccia uno spinello”; inoltre per gli studenti francesi è stato attivato uno specifico numero verde Ecoute Cannabis, mentre da noi i ragazzi ti ringraziano stupiti quando vai nelle scuole a dire che lo spinello non è uno scherzo, facendoti notare che “non glielo ha mai detto nessuno”. E ancora: negli Usa, l’Accademia americana dei Pediatri ha firmato una guida destinata ai genitori per spiegare loro cosa fare se sospettano l’uso di sostanze da parte dei figli, quali indizi osservare e come passare all’azione per salvaguardare la salute degli adolescenti, mentre da noi i genitori non sanno a chi chiedere un consiglio o, peggio, a volte non si accorgono di nulla.
E come si può vincere la droga? Ha ragione Giovanardi: la droga può essere efficacemente combattuta. Qualcuno, con le ovvie differenze, lo ha fatto e lo sta facendo: nel marzo 2008 l’Executive Office of The President of the United States ha pubblicato e offerto esplicitamente alla comunità internazionale il resoconto di una quinquennale campagna di lotta alle droghe: What Works. Effective Public Health Responses to Drug Use. Risultato: in Usa dal 2001 ad oggi il 24% in meno di giovani (in tutto 860.000) fa ricorso a sostanze legali e illegali. In questo rapporto è documentato il percorso seguito: campagne mediatiche ad ampio spettro in tutti i contesti giovanili, scolastici e famigliari, coalizione crescente di gruppi, agenzie formative, associazioni culturali e religiose; test random nelle scuole come deterrente e strumento per individuare i giovani bisognosi di aiuto; diffusione della prevenzione nei luoghi di lavoro e soprattutto investimento volto ad aumentare la disapprovazione dell’intera società nei confronti di tutte le droghe. In Italia, però, non abbiamo saputo neppure questo. E non sorprende, quindi, se anche dalla Relazione presentata in Parlamento risulta che gli studenti italiani possono reperire facilmente qualsiasi droga a scuola, in discoteca, o per strada. Noi, come insegnanti e genitori, siamo pronti per la sfida contro la droga e vogliamo, date le gravi circostanze, combatterla: volerlo però non basta, chiediamo di avere gli strumenti e un serio aiuto per vincerla.
Fino ad ora siamo rimasti soli, con evidenti risultati. Intanto oggi è la Giornata mondiale contro la droga. In questo caso di tutti gli interessanti materiali proposti dall’ONU (specifici per bambini, adolescenti, genitori, insegnanti) almeno uno è in italiano: il logo, che dice “Nella tua vita e nella tua comunità, nessuno spazio alla droga”.