La Colletta 2010 conquista Chinatown. E’ una delle particolarità dell’evento che si terrà sabato nei supermercati dell’intera Penisola, su iniziativa del Banco alimentare, che quest’anno sarà in grado più che mai di coinvolgere tutta l’Italia. Inclusa quella che parla cinese, grazie ai volantini stampati in lingua orientale e diffusi a Prato per sensibilizzare una delle comunità immigrate più numerose nel nostro Paese. Varcando così una nuova frontiera, dopo quella dei ragazzi musulmani di Porto Franco, che anche quest’anno daranno il loro contributo come volontari. E la Colletta alimentare non varcherà solo tutte le barriere culturali possibili e immaginabili, ma anche le spesse mura del carcere e delle celle d’isolamento, per raccogliere il contributo degli ergastolani di quattro penitenziari di due regioni diverse.
Ma tra i volontari ci sarà anche John Elkann, presidente Fiat e primogenito di Margherita Agnelli e di Alain Elkann, che farà la spesa per il Banco Alimentare a Torino. Anche se l’aspetto più inedito della Colletta 2010 è il suo approdo nella Chinatown di Prato, per volontà del Banco alimentare della Toscana. Finora nessuno dei cinesi che vivono stabilmente nel nostro Paese ha mai partecipato come volontario del Banco alimentare, a differenza di alcuni studenti universitari giunti in Italia con il progetto Marco Polo.
Tra di loro c’è Giuliana Chan, originaria di Macao, iscritta al corso di laurea in Beni artistici di Firenze, che quest’anno parteciperà nuovamente alla Colletta dopo l’esperienza dell’anno scorso. «La prima volta che me l’hanno proposto ho deciso di provare, anche perché non richiedeva tanto tempo – racconta Chan a Ilsussidiario.net -. Come modalità di donare, quella della Colletta è diversa, perché alle persone non è chiesto denaro ma un bene primario come il cibo. E questo suscita subito fiducia, perché è come aiutare un vicino di casa rimasto senza pasta o senza farina. E’ naturale farlo, ed è una cosa molto semplice ma che può risolvere la situazione di chi è in difficoltà».
Per questo Chen ha scelto di tornare, anche perché «aiutare le persone in difficoltà è qualcosa che dà soddisfazione e gioia, ed è un’esperienza che può comprendere chiunque. Sia italiano o cinese, cristiano o di un’altra religione». E quindi «il volantino in cinese è un passo importante. La maggior parte delle persone arrivate in Italia dalla Cina parteciperebbero volentieri alla Colletta alimentare, ma non lo fanno per l’ostacolo della lingua o perché non ha nessuno che fornisce loro delle informazioni. Ma l’esperienza di donare qualcosa agli altri è identica per tutti, a prescindere dalla lingua in cui si parla». Al punto che, spiega Chen, «vedrei volentieri una Colletta alimentare anche a Macao, a Hong Kong o a Taiwan: credo che avrebbe molte possibilità di successo. A Pechino è più difficile, ma lì la situazione è diversa».
Ma soprattutto, la Colletta può essere proprio il fatto in grado di superare un certo isolamento in cui vive la comunità cinese in Italia. «Un conto – spiega Chen – sono gli studenti cinesi come me venuti in Italia per studiare, a cuore aperto e desiderosi di fare un’esperienza positiva. Un altro chi è scappato dal suo Paese perché non riusciva più a viverci, e che qui in Italia si sente un po’ come un fuggitivo. Tendendo quindi inevitabilmente a frequentare solo altre persone simili a sé. Per rompere l’isolamento l’unica soluzione è che ci sia qualcuno in grado di entrare nelle comunità degli immigrati per aiutarli a vedere in modo diverso il Paese in cui si trovano. Facendo sì che si rendano conto che vivono in Italia, e non nella Cina italiana».
Un discorso analogo può valere anche per i volontari musulmani che parteciperanno alla Colletta. Molti di loro sono studenti di Porto Franco, la struttura presente in nove regioni italiane che aiuta gratuitamente i ragazzi nelle materie scolastiche in cui sono in difficoltà. Come Mohamed Bouchbouk, nato in Marocco 19 anni fa, a Milano da quando ne ha nove. «E’ la mia prima volta che partecipo a questa iniziativa – racconta – e ho deciso di farlo perché aiutare delle persone che hanno bisogno è una cosa fondamentale per l’essere umano. Se ho questa possibilità, perché non dovrei? Gli alimenti raccolti saranno destinati alle persone povere, e questa è una cosa positiva».
Anche perché, come sottolinea sempre Mohamed, «tra i cinque pilastri della mia religione c’è il dovere di aiutare gli indigenti, e quindi quando c’è una persona con un bisogno e si ha la possibilità si è quasi obbligati ad aiutarla». E del resto, aggiunge Mohamed, «il fatto che alla Colletta alimentare partecipino musulmani e cristiani insieme vuol dire che è possibile collaborare anche su altre cose. Anche a Porto Franco ci sono molti musulmani, tra cui diverse ragazze con il velo, e ragazzi cristiani molto credenti. E io sto certamente meglio con loro che non con i miei coetanei che non credono in nulla, e che continuano a bestemmiare senza nessun motivo».
Mentre Wady M., 16 anni, musulmano nato in Italia da genitori egiziani, rivela di avere «deciso di partecipare perché per me è una cosa nuova, è la prima volta che vengo e ho deciso di provare. E poi, quando si tratta di aiutare delle persone povere che hanno bisogno, è una cosa che va sempre bene, soprattutto se sono nostri vicini di casa o concittadini. E’ giusto aiutare chi vive negli altri Paesi, ma prima ancora dobbiamo fare qualcosa per le persone bisognose, italiane o immigrate, che si trovano vicino a noi. E ultimamente purtroppo sono sempre più frequenti le famiglie che anche a Milano hanno delle serie difficoltà».
Quest’anno inoltre la Colletta alimentare si terrà anche dietro le sbarre. In tre penitenziari lombardi, Opera, Monza e San Vittore, i carcerati acquisteranno dei generi di prima necessità negli spacci interni e li doneranno al Banco alimentare. I tre penitenziari hanno infatti risposto all’invito dell’associazione Incontro e Presenza, attiva nel panorama carcerario milanese. E come volontario d’eccezione ci sarà a San Vittore l’ex capitano del Milan, Franco Baresi. I detenuti, dall’interno del carcere potranno fare la spesa ordinando cibo attraverso il cosiddetto "sopravitto". Gli alimenti saranno poi raccolti dai volontari di Incontro e Presenza e quindi donati alla fondazione Banco Alimentare Onlus, integrando i prodotti provenienti dalla Colletta nei supermercati. Mentre a Massa, in Toscana, 26 detenuti utilizzeranno uno dei pochi giorni di libertà vigilata a loro disposizione per raccogliere generi alimentari nei supermercati, invece che per visitare le famiglie come sarebbe più spontaneo fare. Come racconta Andrea Giusti, responsabile provinciale della Colletta, «sabato una ventina di carcerati si divideranno in gruppi di tre-quattro nei principali supermercati, mentre altri cinque o sei aiuteranno a smistare i pacchi nei magazzini».
Giusti ieri si è incontrato con i 26 volontari «speciali» all’interno del penitenziario e racconta: «Dedicano una loro giornata di libertà a questa iniziativa perché ci credono e sentono il piacere e la gratitudine di fare parte della Colletta, anche se le difficoltà materiali che devono affrontare giorno per giorno nelle loro celle fanno sì che sarebbero le prime persone bisognose dell’aiuto che invece scelgono di destinare agli altri».
Come raccontano in una lettera i carcerati milanesi Rosario, Francesco, Sergio e Fabiano, «oggi molte persone si trovano, dopo una vita di lavoro, nella condizione di avere bisogno di aiuto. Persone che dopo avere perso il lavoro, dopo una vita spesa all’insegna dell’onestà si trovano a non avere da parte delle istituzioni un sostegno quando per l’età avanzata restano senza uno stipendio». E aggiungono i carcerati nella loro lettera: «Siamo lieti di poter concorrere a questa bella e lieta iniziativa e vogliamo anche ringraziare tutti coloro che materialmente si adoperano per la riuscita di tutto ciò, parlo degli organizzatori, i volontari, le persone che si occupano del ritiro e della consegna dei prodotti e ovviamente dei donatori».
(Pietro Vernizzi)