Riceviamo e pubblichiamo la lettera che, attraverso l’Associazione Incontro e Presenza, ci hanno inviato quattro detenuti milanesi. Ringraziamo per il contributo offerto ai nostri lettori l’Associazione Incontro e Presenza, la realtà grazie a cui quest’anno la Colletta alimentare potrà svolgersi nelle carceri di San Vittore, Opera e Monza.
Egregio direttore,
Potrà sembrarle strano che dei detenuti come noi abbiano scelto di partecipare alla Colletta alimentare che si terrà sabato (domani, Ndr). Abbiamo deciso infatti, come avvenuto anche gli anni scorsi, di fare la nostra parte raccogliendo dei generi di prima necessità nello spaccio del carcere per donarli alle persone che si trovano in libertà. Un’iniziativa in qualche modo originale, se si pensa al fatto che una cella non è certo un luogo confortevole e che non navighiamo nell’oro. Per questo abbiamo voluto scriverle per spiegarle le ragioni del nostro gesto. In tutta la nostra vita sbagliata, prima di finire in carcere, ci capitava di ritornare all’alba da una notte di bagordi e di incontrare lungo la strada gli operai che alla stessa ora si stavano recando al lavoro. Provavamo il massimo rispetto nei loro confronti, e un sentimento di vergogna per noi.
Molti di quei lavoratori oggi un lavoro non ce l’hanno più, perché sono stati licenziati a causa della crisi. Dopo una vita onesta e fatta di sacrifici, non hanno più la possibilità di mantenere le loro famiglie. Molte di quelle persone si trovano nella condizione di avere bisogno di aiuto, aiuto pratico e concreto. Anche perché superata una certa età è sempre più difficile trovare una nuova occupazione e quindi avere un reddito dignitoso. Si tratta quindi di persone che avendo bisogno di portare a casa quello che serve per sfamare la famiglia, magari poi qualcuno di questi si ritrova anche a commettere piccoli reati danneggiando l’intera società che è vittima di un malessere generale.
Proprio per questo, riteniamo che le motivazioni da cui nasce la Colletta alimentare siano nobili e profonde. Forse queste parole le possono sembrare stonate o improbabili se dette da un detenuto che si è macchiato di reati. Ma è proprio quello che intendiamo dire. E le possiamo assicurare che non siamo così ingenui da pensare di poter fare perdonare i nostri errori donando un pacco di spaghetti o una scatoletta di tonno. Per noi più che altro questa è una forma di giustizia riparativa.
Tutto quello che può essere utile alla società civile e alle vittime della criminalità, è di aiuto anche ai responsabili dei reati. Partecipare alla Colletta alimentare per noi ha anche questo valore, o almeno è una goccia nel mare che va in questa direzione. Oggi nelle carceri, specialmente nelle carceri dove sono detenuti i responsabili di reati per i quali è prevista una lunga detenzione, c’è qualcosa che si muove e il Banco alimentare lo testimonia.
Qualcosa di nuovo, e solo un inizio, ma quello che conta è questa presa di coscienza. Non deve quindi stupire il fatto che siamo lieti di poter concorrere alla realizzazione di questa bella e concreta iniziativa e che proviamo gratitudine per tutti coloro che materialmente si adoperano per la sua riuscita. Non solo per gli organizzatori, ma anche per i volontari, per le persone che si occupano del ritiro e della consegna dei prodotti e ovviamente per i donatori. Il nostro ringraziamento va a quelle persone che regaleranno anche un sorriso e un augurio di fortuna agli sfortunati destinatari, che per noi sono dei veri e propri angeli. Con la speranza che la prossima occasione veda chi ha donato gli alimenti ritornare nei panni del volontario. Auguriamo e desideriamo la serenità che meritano le famiglie più indigenti. Sappiamo che in un mondo dove niente ha valore queste parole possano apparire retorica, ma davvero il nostro augurio è tutta la gioia possibile per i volontari e per chi parteciperà in qualsiasi forma alla Colletta alimentare.
(Rosario, Francesco, Sergio e Fabiano)