Il trasbordo dell’Elefantino potrebbe essere imminente. Il cavaliere, secondo alcuni rumors, avrebbe deciso di avvicendare Giorgio Mulé, attuale direttore di Panorama, con Giuliano Ferrara. Al quale, dato il peso specifico (intellettuale, ci mancherebbe), il settimanale semi-patinato di Segrate potrebbe andare stretto. Continuerebbe, quindi, a mantenere un incarico anche al Foglio. Che, benché ormai sia praticamente letto soltanto dai suoi familiari, esserne direttore dà pur sempre un certo prestigio. Il Cavaliere, come è noto, sa essere riconoscente nei confronti di chi gli si è mostrato fedele, specie nell’ora del bisogno. Sa esserlo ancora di più di questi tempi; dove tra scandali sessuali, processi, crisi, fronde, defezioni, fuochi incrociati di stampa, magistratura, e referendum, attorno gli si sta creando il vuoto. La nave – è il pensiero dei più – sta per affondare. E quando le falle non saranno più riparabili, le sue pattuglie di Parlamentari, lasceranno l’imbarcazione al grido di “Si salvi chi può”. Tradotto: tutto è possibile, dalle elezioni anticipate, ad un governo tecnico guidato da qualcuno che abbia la forza e il prestigio per defenestrare il premier e scollarlo da Palazzo Chigi (Monti?). Ma il premier gode ancora di un certo consenso tra gli elettori. Gli “infedeli” lo sanno. Se non gli danno il colpo di grazia è per un terribile presentimento: sta a vedere che se il governo cade – temono -, Berlusconi si ricandida, vince, e noi rimaniamo a spasso. Della terra bruciata attorno ai suoi piedi, Silvio ne è perfettamente conscio. Anche del fatto che lo zelo dimostrato ultimamente da Ferrara nell’erigersi a baluardo oltranzista del berlusconismo dell’ultima ora, di questi tempi, vale ancor di più. Va, quindi, rimunerato il giusto. Ma, tutto sommato, il cavaliere sa ancora farsi bene i suoi calcoli. Ovvero: Ferrara, a suo tempo, rientrò in una strategia mediatica ben precisa. Non appena esplose lo scandalo Ruby, chiamò a raccolta i suoi colonnelli. Mica dei Bondi o dei Cicchitto qualunque, ma gli uomini che, da esperto di comunicazione e marketing, sapeva che avrebbero fatto la differenza: Sallusti, Signorini, Mulé e, appunto, Ferrara. Che venne subito collocato in trincea, in difesa degli ultimi avamposti berlusconiani. Nacque in quest’ambito Qui Radio Londra. Un approfondimento dopo il Tg1 serale, nella fascia che fu di Marco Biagi. Ferrara, bisogna dargliene atto, ci ha messo del suo per difendere la postazione. Non è bastato, tuttavia, ad impedire il tonfo…
…degli ascolti. Esiliato nella fascia pomeridiana, ora l’Elefantino scalpita. Gli resta ancora Il Foglio, certo. Il prestigio è una bella cosa; la visibilità che guadagnerebbe dalla direzione del settimanale della Mondadori (e il relativo stipendio) è altrettanto bella. E il premier, che non dimentica, potrebbe, quindi, infine accontentarlo. Dicono i maligni.