DELITTO GARLASCO/ Scampini (Quarto Grado): assoluzione Alberto Stasi? Una sentenza forte
Nel secondo processo a suo carico, Alberto Stasi viene nuovamente asolto dall’accusa di aver ucciso la sua fidanzata Chiara Poggi. Per SABRINA SCAMPINI una sentenza inaspettata

INI Per la seconda volta Alberto Stasi esce da un processo con l’assoluzione. Era successo nel primo processo che lo vedeva imputato con l’accusa di aver ucciso la sua fidanzata Chiara Poggi, è successo oggi nel processo di appello in cui l’accusa aveva chiesto per lui trent’anni di carcere con l’aggravante della crudeltà. Aggravate giustificata dal modo in cui il corpo della ragazza, dopo essere stata uccisa, venne scaraventato giù dalle scale della sua abitazione. Una assoluzione che lascia la morte della giovane di Garlasco senza un colpevole. La madre di Chiara, Rita Poggi, ha dichiarato immediatamente dopo la sentenza che non vuole arrendersi e di avere ancora fiducia nella giustizia. Non ha saputo dire però se lei e i suoi avvocati ricorreranno o no in Cassazione. Per Alberto Stasi, ovviamente, gioia e lacrime e un commento: “E’ giusto così”. IlSussidiario.net ha contattato Sabrina Scampini, giornalista presenza fissa del programma “Quarto Grado” per avere un commento su una sentenza di cui si parlerà ancora a lungo. Per Sabrina Scampini, raggiunta negli attimi successivi alla sentenza e quindi con le notizie ancora frammentarie, c’è innanzitutto un po’ di confusione sulle motivazioni esatte della sentenza.
In primo grado Stasi venne assolto per mancanza di prove, adesso per non aver commesso il fatto. Che cosa ne pensa di questa nuova sentenza?
In realtà sto leggendo alcune agenzie che riportano una dichiarazione di Giardi, l’avvocato di Stasi. L’avvocato dice che Stasi è stato assolto per l’articolo 530 del codice penale, il quale dice che vieni assolto se mancano le prove oppure sono insufficienti o contraddittorie. Non ho motivo di dubitare dell’avvocato Giardi, non avendo a disposizione gli atti della sentenza.
In ogni caso due assoluzioni su due. Se lo aspettava? Come giudica la sentenza?
Credo che sia una sentenza abbastanza forte. Personalmente mi aspettavo ci fosse almeno una riapertura delle indagini, una delle due strade che aveva a disposizione la giuria. Che si prendessero del tempo per rifare alcune perizie.
Lei ritiene che Stasi possa essere stato l’assassino?
No, la colpevolezza no: mi sembrava eccessiva e non giustificata da quello che c’è sul suo conto, da quanto si è raccolto su di lui. Avrebbero però potuto prendere del tempo per rifare alcune indagini, ad esempio la simulazione della camminata dello Stasi, oppure le impronte sul porta sapone o anche ripensare e rivalutare l’alibi. Credevo si andasse in questa direzione e sono rimasto stupita, non perché penso sia colpevole e poi credo che la sentenza di una corte vada comunque rispettata. Conoscono gli atti meglio di tutti per cui bisogna accettare la sentenza.
Rimane il fatto che abbiamo un altro omicidio senza colpevoli.
Questa è la cosa devastante, che non ci sia un colpevole. La sentenza ridà totale libertà a Stasi però rimette ancora più nel dubbio la famiglia di Chiara. Il fatto è che non ci sono ipotesi alternative su un possibile colpevole, rimane questa morte in casa sua non si sa da chi causata, non si sa il perché e a questo punto credo che non si saprà mai. E’ devastante per la famiglia che chiedeva perlomeno di sapere.
Non pensa che come in casi analoghi, ad esempio la morte di Meredith a Perugia, chi ha condotto le indagini possa aver commesso degli errori fondamentali?
Non direi, anche se più attenzione sulla scena del crimine e nello sviluppo delle indagini forse ci sarebbe voluta. Penso ad esempio al computer manipolato dagli specialisti e quindi non si sa se Chiara abbia visto o no alcune cose che non doveva vedere. Penso alla bicicletta di Stasi che non è mai stata sequestrata e questo è responsabilità di chi ha deciso di non farlo. Non voglio dire ci sia stato un complotto, ma un errore di un essere umano che doveva giudicare se la bicicletta era oggetto da testimonianza e ha deciso di no.
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