E’ MORTO ROMEO SALMONI’ – E’ morto Romeo Salmonì, ebreo romano tra gli ultimi sopravvissuti alle deportazioni nazifasciste. Nato a Roma il 22 gennaio del 1920, dopo essere riuscito a scampare alla razzia dei soldati tedeschi nel ghetto di Roma del 16 ottobre del ’43, fu catturato dalla polizia fascista nell’aprile del 1944 e portato prima in Via Tasso (lì si trovava l’omonimo carcere in cui i prigionieri vivevano in condizioni disumane, spesso sottoposti a tortura) e in seguito a Regina Coeli. Da lì, come aveva raccontato in un suo recente libro “Così ho sconfitto Hitler”, fu portato prima a Fossoli e poi ad Auschwitz. Riuscì a sopravvivere. Tornato nella Capitale si ricongiunse con i genitori. I fratelli Angelo e Davide, invece, furono uccisi dai nazisti. La sua storia ha ispirato “La Vita è bella” di Roberto Benigni. Numerosi esponenti del mondo politico hanno voluto manifestare il proprio cordoglio. A partire dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che lo ha definito un esempio per i giovani della città, in grado di ricostruirsi dal nulla una vita. «Ricordo – ha detto il primo cittadino della Capitale – la felicità dei suoi occhi durante i festeggiamenti delle nozze di diamante con Mirella, che con amore gli è stata sempre vicino, e i sorrisi dei suoi familiari ai quali ha trasmesso, nonostante l’incubo dei campi di sterminio nazisti, l’amore per la vita e per la famiglia». Manifestando la propria vicinanza alla famiglia, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha sottolineato come soltanto la memoria possa «rappresentare un efficace e potente antidoto capace di impedire il ritorno dei mostri del passato».
Anche il presidente della provincia di Roma, Zingaretti, pone l’accento sull’esempio che Salmonì ha saputa dare ai giovani, ricordando come grazie al suo libro «molti ragazzi delle scuole superiori di Roma e provincia hanno avuto la possibilità di conoscere quanto la sua voglia di sopravvivenza sia stata più forte di quella di distruzione». L’ex sindaco d Roma Walter Veltroni infine, ha voluto ribadire la «necessità di riprendere la sua testimonianza e di non lasciar disperdere il suo impegno civile».