ILVA TARANTO/ Un operaio: stiamo finendo la benzina e la macchina sta per fermarsi.

- La Redazione

Il presidente dell'Ilva di Taranto avvisa che la mancanza di materie prime porterà alla chiusura degli impianti entro il 14 dicembre con gravi rischi. Il commento del dipendente

bruno_ferrante_R439 Bruno Ferrante, foto InfoPhoto

“E’ una situazione surreale, cerchiamo di fare bene il nostro lavoro e basta. Per il resto non è possibile preventivare alcuno scenario futuro perché sembra non sia in mano a nessuno”. A parlare così è un dipendente dell’Ilva che come in precedenza successo preferisce rimanere anonimo, contattato da Ilsussidiario.net. Una situazione surreale, di totale incertezza a cui adesso si aggiunge la notizia, alquanto preoccupante, diffusa nelle ultime ore. Il presidente dell’azienda, Bruno Ferrante, ha infatti inviato una lettera-documento ai magistrati che si occupano del caso Ilva, spiegando loro che il 14 dicembre prossimo l’impianto potrebbe cessare ogni attività per mancanza di materia prima. Cosa che, oltre appunto alla cessazione delle attività, comporterebbe, secondo Ferrante, una situazione “di gravissimi rischi per la sicurezza”. La nostra fonte non sa dirci cosa intenda esattamente Ferrante quando parla di gravissimi rischi, però ci spiega che la situazione è questa: “E’ come se lei si trovasse in corsa in autostrada a bordo della sua vettura e improvvisamente finisse la benzina. Si spegne il motore e tutto il resto non funziona più. Certo non una bella situazione”. Nella sua lettera, Ferrante al proposito dice che “Il 14 dicembre si avrà il progressivo contemporaneo esaurimento delle giacenze a parco di 7 diversi materiali, situazione questa che determinerà la tempestiva fermata di tutti gli impianti dell’area a caldo dello stabilimento di Taranto”. Aggiungendo che “l’applicazione della disposizione dei custodi giudiziari allo sbarco delle materie prime determinerà effetti devastanti per l’Ilva dovuti alla fermata, non in sicurezza, di tutti gli impianti dell’area a caldo con conseguente esposizione a gravi rischi di incidente rilevante e danni irreparabili agli impianti, scenario questo già comunicato verbalmente agli stessi”. Secondo la nostra fonte, poi, la mancanza di materie prime è probabilmente dovuta a questo: “Esiste una ordinanza dei custodi cautelati dell’impianto che ha disposto la riduzione dello scarico giornaliero a 15 tonnellate al giorno. Il che sicuramente è insufficiente a tenere in marcia i gruppi. E’ chiaro che a quel punto uno non può far altro che aspettare che finiscano i cumuli già esistenti e aspettare che si fermi tutto l’impianto”. Il dipendente Ilva da noi contattato pure in questa situazione così grave sottolinea come il problema non è sentirsi abbandonati dal governo o dalle autorità preposte: “Viviamo alla giornata, non è il problema di sentirsi abbandonati. Il problema è che non si sa che gestisca la situazione. Un giorno uno decide una cosa e il giorno dopo viene detto il contrario. La quesitone è che non sappiamo nulla, nessuno di noi può ipotizzare lo scenario futuro. Continuiamo a lavorare, stiamo ad aspettare, cerchiamo di fare del nostro meglio e vediamo cosa succede perché non possiamo fare altro”.

La lettera-documento del presidente Bruno Ferrante, è stata inviata ai custodi giudiziari (Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento), al procuratore capo della Repubblica, Franco Sebastio, al procuratore aggiunto Pietro Argentino e ai sostituti procuratori Mariano Buccoliero e Giovanna Cannalire.







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