COLLETTA ALIMENTARE/ Valentina e Gianni: terremotati, restituiamo la gratuità ricevuta
Anche nelle zone terremotate dell’Emilia c’è la Colletta Alimentare: Valentina che ha dovuto lasciare la sua casa a Mirandola e vive altrove e Gianni che ha casa e bottega nello stesso posto

E se fra quei 130.000 volontari ci fosse anche chi ha più bisogno? Se a mettersi la pettorina gialla con la scritta “Giornata Nazionale della Colletta Alimentare” fossero persone che hanno perso la casa nel sisma che sei mesi fa, il 20 maggio scorso, ha devastato molti centri nelle province di Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia? E’ facile immaginarsi volontari operosi che, nella Giornata della Colletta Alimentare che si svolgerà domani 24 novembre, invitano gli italiani a donare parte della loro spesa ai più poveri. Un po’ meno che questo avvenga nelle zone ferite dal terremoto che ha squassato gran parte dell’operosa Emilia. Eppure, ci sono persone che pur avendo perso la casa e tutto ciò che c’era dentro non hanno tralasciato la buona abitudine: la Colletta Alimentare organizzata in tutta Italia dalla Fondazione Banco Alimentare. “La nostra casa nel centro storico di Mirandola, zona completamente interdetta – dice Valentina Bedin, insegnante che domani parteciperà alla Colletta e ci racconta la sua vita post sisma – è tutt’ora inagibile e ci siamo sistemati in un appartamento in affitto in un paese poco distante. Non sappiamo quando potremo rientrare perchè la casa è da ristrutturare ma c’è chi sta peggio di noi – molte persone non potranno rientrare nelle loro abitazioni perchè talmente danneggiate che finiranno per essere abbattute. La cosa che mi ha più impressionato è l’aver scoperto che il solo centro storico accoglieva più di 6.000 persone e che pochissimi sono potuti rientrare”. Un Paese, come tanti nella zona, che ha cessato ogni attività. “Non esiste più nulla – dice Valentina – è completamente deserto. Non ci sono più negozi, studi, attività commerciali o lavorative”. L’attuale sistemazione, e l’inizio di una vita in un altro centro abitato, però, è stato solo l’inizio di un percorso non del tutto negativo: “Siamo stati ospitati dai miei genitori e da alcuni amici per un mese e mezzo subito dopo il terremoto – continua Valentina – e devo dire che è stata un’esperienza bellissima. Non ho tagliato i ponti con Mirandola, anzi fortunatamente insegno ancora lì”. Il terremoto non ha impedito le normali attività scolastiche. “Abbiamo iniziato regolarmente – racconta Valentina – facendo lezione, prima in una tensostruttura, e poi in una villa adibita a ristorante e catering.
E’ stato un periodo difficile ma interessante perchè c’è stata grande collaborazione fra docenti e alunni che hanno dimostrato molta disponibilità e maturità”. Valentina ha sempre partecipato alla Colletta Alimentare e domani non vuole rinunciare: “E’ un gesto a cui tengo molto e non vedo perchè non dovrei partecipare – spiega ancora. Quest’anno sono animata da uno spirito diverso, da una gratitudine immensa perchè mi sono resa conto che nella difficoltà è decisivo l’aiuto degli altri. Non ci siamo abbattuti perchè accanto a noi ci sono state molte persone che ci hanno dato una mano e, solo dopo, ci siamo resi conto che da soli ci saremmo perduti. Provare un bisogno così grande e totale non è stata un’esperienza comune: noi pensiamo sempre che, anche da soli, siamo in grado di risolvere e portare a termine qualsiasi cosa, ma non è vero. Noi dipendiamo dagli altri e, nello stesso tempo, gli dobbiamo essere grati”. “Lo dicevo anche stamane in sala insegnati ai miei colleghi – spiega Valentina – c’è stato un ribaltamento dei valori e delle cose a cui sono legata. Noi pensiamo di essere la nostra casa e le nostre cose: invece, tutto questo può venir meno ma tu rimarrai sempre, perchè le cose materiali non sono quelle ti definiscono. Ora mi è più evidente che l’esistenza in sé è un bene e non l’esistenza perchè possiedi cose materiali o sei sistemato. La mattina del terremoto, per esempio, eravamo grati di esserci”. Anche Gianni Ascari che vive ancora a Concordia ma ha perso casa e negozio, sarà domani davanti all’entrata del supermercato del paese per la Colletta: “Ho dovuto lasciare la mia abitazione e la mia bottega di orologeria nel centro storico di Concordia – dice Gianni – perchè era nella zona rossa, completamente inagibile. Ci siamo dovuti arrangiare in un piccolo appartamento, che fortunatamente ci ha lasciato un amico, che è adibito ad abitazione e laboratorio: in pratica, vivo, mangio, dormo e lavoro nelle stesse stanze”. Gianni non ha perso il buon umore e scherza pure sulla sistemazione di fortuna: “Ci hanno pure detto che siamo peggio dei cinesi! Quando poi tornano i figli che studiano e lavorano altrove con al seguito amici e fidanzate, facciamo fatica, ma ci stringiamo. Tanta della nostra gente, però, ha cercato di arrangiarsi da subito, senza pesare su nessuno”. Anche per Gianni, l’approccio con la Colletta è cambiato: “Sono andato al sodo e all’origine del gesto e di cosa significa veramente spendere tempo per gli altri: ho avuto molte cose perchè “Qualcuno” ha scelto di darmele e io voglio restituire la gratuità di tutto ciò che ho ricevuto. Sarà un’esperienza diversa ma per descrivere le mie impressioni dovremmo sentirci stanotte, quando avremo finito di riporre tutti gli scatoloni del cibo raccolto”.
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