DDL DIFFAMAZIONE/ Il Senato lo affossa. Sallusti va ai domiciliari
Il cosiddetto Ddl Sallusti è stato affossato. Prevedeva il carcere per i giornalisti che si fossero macchiati per reati particolarmente gravi di diffamazione ma non per i direttori

Il cosiddetto Ddl Sallusti è stato affossato. Il Senato, con voto segreto, ha bocciato l’articolo 1, il principale dell’impianto legislativo, che conteneva la norma che avrebbe previsto il carcere per i giornalisti che si fossero macchiati di reati particolarmente gravi di diffamazione ma non per i direttori. L’Aula ha deciso di decretare la fine del percorso di riforma della disciplina sulla diffamazione con 123 no, 29 sì e 9 astenuti. Il Pdl aveva annunciato ufficialmente che si sarebbe astenuto. A spiegare le motivazione dell’astensione è stato il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri. A pesare, in particolare, è stata la decisione del Pd di partecipare con voto segreto, ipotesi che il vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello, aveva tentato a lungo di scongiurare. Le controversie non sanate contenute nel provvedimento avrebbero portato, secondo il Pdl, se ci fosse stato il voto segreto, ad un rapido affossamento. Controversie quali il fatto che, secondo alcuni, 50mila euro di pena pecuniaria fossero troppi mentre, per altri, il carcere per i giornalisti era pur sempre una norma iniqua e non accettabile in un ordinamento liberale. Il carcere per i giornalisti, in ogni caso, rappresenta un emendamento della Lega nord presentato due settimane fa in cui viene introdotto come pena alternativa a quella pecuniaria a portata a un massimo di un anno, mentre ora il massimo è di sei. Nonostante la presenza di norme per nulla soddisfacenti, secondo Gasparri la legge doveva essere comunque approvato, considerandone il profilo di estrema urgenza. Contestualmente, oggi sono stati disposti gli arresti domiciliari per il direttore de Il Giornale, condannato in via definitiva a 14 mesi di reclusione. L’ordine proviene dalla Procura di Milano. La decisione di comminargli i domiciliari ha contribuito a far venire meno la ragione, quantomeno sul piano simbolico e politico, di accelerazione dell’iter Parlamentare. Come dire: ora non è più necessario né urgente salvare Sallusti dal carcere. Nel provvedimento della procura, sul quale si dovrà esprimere il giudice, Sallusti ha indicato come profilo idoneo per la detenzione l’abitazione di Daniela Santanchè.
Rispetto alla decisione dei giudici, Gasparri si è detto convinto del fatto che «i magistrati, arrestando Sallusti “ma non troppo”, hanno dimostrato la giustezza della nostra battaglia».
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