I due marò italiani detenuti ormai da mesi in India con l’accusa di aver ucciso per sbaglio alcuni pescatori, potranno fare Natale con le loro famiglie. Finalmente una buona notizia per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre anche se la loro odissea è ben lungi dall’essersi conclusa. Si tratta infatti di una breve licenza straordinaria ottenuta pagando una cauzione di 60 milioni di rupie, cioè più di 820mila euro da parte dello Stato italiano. Dopo la licenza i due soldati dovranno tornare in India e affrontare il processo che pende su di loro con l’acqua di omicidio. In tutto i due marò potranno rimanere in Italia due settimane, una notizia accolta con estrema soddisfazione dal nostro ministro degli esteri che ha lavorato lungamente per ottenere questo risultato (prova di sensibilità da parte delle autorità indiane, ha detto). Soddisfazione anche per il console italiano del Kerala che ha commentato: “La nostra istanza è stata accolta con alcune condizioni che dovremo meglio verificare dalla lettura dell’ordine”. E’ stata la Corte del Kerala infatti ha dare il permesso, i due dovranno tornare in India il 10 gennaio e fornire alle autorità italiane indirizzo, numero di cellulare e dettagli di ogni loro eventuale movimento durante la permanenza in Italia. La decisione era attesa da giorni ma veniva continuamente rinviata: se non fosse arrivata oggi le pratiche burocratiche non avrebbero permesso ai due di essere in Italia in tempo per il Natale. Il ministro degli esteri italiani ha dovuto presentare un documento ufficiale con cui si impegna “a predisporre ogni mezzo, nell’ambito dei poteri costituzionali di cui dispone il governo, affinché i marò tornino in India alla fine delle due settimane di eventuale licenza”. La sorella di Latorre ha commentato che il silenzio assordante sul caso in attesa del pronunciamento era diventato molto duro da sostenere. Il caso internazionale si trascina ormai da circa dieci mesi, quando i due si consegnarono spontaneamente alle autorità indiane dopo l’incidente che li aveva visti coinvolti.
Imbarcati su una nave petroliera italiana per difenderla dagli attacchi dei pirati, i due soldati italiani, secondo le autorità indiane, avrebbero ucciso per errore dei pescatori. Il nostro Paese ha sempre sostenuto che l’episodio si è svolto in acque internazionali e che dunque l’India non avrebbe l’autorità di tenerli in arresto e di processarli.