Alberto Musy si trova ancora in pericolo di vita. Lo dicono i suoi medici curanti dall’ospedale Molinette di Torino dove è stato ricoverato dopo l’agguato di ieri. Il consigliere comunale Udc è dunque ancora in gravi condizioni, nonostante ieri si fosse detto fosse fuori pericolo. Musy ha riportato un ematoma cerebrale che lo ha costretto a un intervento chirurgico molto difficile e ferite alla spalla e al braccio. Dei due proiettili che lo avevano colpito, è stato possibile estrarne uno solo. E’ mantenuto in coma farmacologico e i dottori non sciolgono la prognosi. Si attendono nelle prossime ore nuovi aggiornamenti nella speranza che il politico possa venir dichiarato fuori pericolo. Intanto proseguono le indagini. Ricordiamo che ieri mattina Alberto Musy è rimasto vittima di un tentativo di omicidio: un uomo col volto coperto da un casco integrale gli ha sparato nel cortile di casa dopo essersi fatto aprire con la scusa di dover consegnare un pacco. La pista terroristica, per motivi politici, sembra sia la meno battuta. Si indaga negli ambienti della sua professione: Musy è uno dei più noti avvocati del lavoro di Torino nonché docente universitario. Alle indagini collabora anche la Digos. Le forze dell’ordine hanno tenuto lunghi interrogatori per tutta la notte con diverse persone che avrebbero visto l’assalitore aggirarsi nella zona dell’abitazione del Musy in più occasioni, sempre con il casco calato sul volto. Un primo indizio è che l’uomo non sarebbe un killer professionista. infatti ha sparato ben sei colpi da distanza ravvicinata senza riuscire a uccidere il consigliere comunale. Dei sei colpi, solo due sono finiti a bersaglio mentre un terzo ha sfiorato la tempia. Il fatto poi che sia stato visto sulla zona del tentato delitto da più persone dimostrerebbe non trattarsi di un professionista del delitto. Ci sono anche filmati ripresi da telecamere di sicurezza che lo riprendono aggirarsi vicino all’abitazione dell’avvocato con fare impacciato. Tutti da capire sono dunque i moventi dell’agguato. Infine uno dei particolari più importanti: non è arrivata nessuna rivendicazione da parte di alcuna organizzazione. Rimane il fatto che lo stesso Musy, nelle sue ultime parole dette alla moglie che lo stava soccorrendo, si era accorto di essere seguito. Qualcuno ha voluto far notare che forse le parole esatte dell’avvocato siano state, qualcuno mi sta inseguendo.
Su Musy è difficile fare qualunque ipotesi: mai coinvolto in alcun fatto particolare, mai al centro di accesi dibattiti politici, mai alcuna denuncia. Che alla fine si scopra che l’attentatore abbia sbagliato bersaglio? Potrebbe essere.