Oggi la Chiesa Cattolica celebra santa Caterina Drexel. Nata nella città di Philadelphia, il 26 novembre 1858, il suo nome in origine era Katharine Mary Drexel. La sua era una famiglia di ricchi banchieri. Sua madre morì poco tempo dopo la sua nascita, in seguito al parto, lasciando così il padre vedovo. Costui, qualche anno dopo, si sposò con un’ altra donna, un’ antenata di Jacqueline Kennedy di nome Emma Bouvier. Emma era di profonda fede cattolica. Donna di forti principi morali e molto impegnata in attività sociali e nelle elemosine. Si scoprì a distanza di anni, infatti, che la famiglia Drexel pagava l’affitto a molte famiglie disagiate di Philadelphia. Katharine era una ragazza dall’animo sensibile e ricettivo, molto attenta e curiosa del mondo che la circondava. Amava viaggiare, e nel suo peregrinare restò particolarmente colpita dalla povertà e dal degrado dei paesi del Sud degli Stati Uniti, dove scoprì che gli ex schiavi neri, che teoricamente erano stati liberati dopo la guerra civile, erano rimasti a lavorare nelle piantagioni di cotone in regimi di vera e propria oppressione. Tra i suoi viaggi si recò anche negli stati del Nord, dove poté costatare lo stato di miseria in cui vessavano le vecchie tribù indiane. Si recò quindi, nel 1887, in udienza da Papa Leone XIII, durante un soggiorno a Roma, e lo implorò di mandare delle missioni presso la povera gente che aveva incontrato lungo il suo cammino, affinché portassero aiuto e conforto. Il papa le rispose di prendere i voti e farsi lei stessa missionaria, per poter aiutare le genti di cui parlava. Così Katharine decise intraprendere la strada via della missione.
Fondò nel 1891 la Congregazione del Santissimo Sacramento, volta a promuovere umanamente i neri e i nativi americani. Si accollò con amore tutti i bambini, tutti i figli di quelle minoranze tanto bistrattate dal razzismo bianco anglosassone; offrì loro amore, comprensione, educazione e istruzione così come ne avevano a disposizione i figli dei bianchi. Il fatto che fosse di famiglia ricca le costò l’appellativo di “suora più ricca del mondo”, ma in verità tutti i suoi denari venivano impiegati nelle opere della missione. Lei, personalmente, conduceva una vita povera e rigorosa. Fondò con la sua congregazione circa 145 missioni e diede vita a 60 scuole per istruire i ragazzi; le suore della missione si recavano nelle carceri e negli ospedali a dare sollievo ai neri e ai nativi, contro ogni minaccia e sfidando lo sdegno della popolazione razzista benestante. Nel 1925 si spinse fino alla fondazione di una università, a New Orleans: la Xavier University, un’università nata apposta per accogliere studenti neri e nativi. Nel 1954 avviene una svolta: la Corte suprema degli Stati Uniti d’ America abolisce la segregazione razziale negli istituti scolastici e universitari, e così anche le minoranze etniche e religiose hanno finalmente accesso alle università pubbliche e private. Questo sarà un momento epocale nella storia degli Stati Uniti, paese che aveva fondato le proprio radici sulla separazione tra le razze e sull’affermazione del primato bianco. Madre Caterina assisterà a quest’ultima vittoria della sua missione di vita poco prima di spegnersi.
Già nel 1935 è vittima di un grave problema al cuore che la sfianca fino al punto di costringerla all’immobilità. Ma anche se il suo corpo era paralizzato dal male fisico, il suo spirito battagliero ha continuato a lottare e pregare fino alla fine dei suoi giorni. La madre della missione del Santissimo Sacramento muore il 3 marzo del 1955, dopo aver visto l’ inizio della realizzazione del suo sogno: la fine della separazione tra le razze. Verrà canonizzata nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II.