DELITTO VIA POMA/ Busco assolto in appello per l’omicidio di Simonetta Cesaroni

- La Redazione

Omicidio di via Poma, uccisione di Simonetta Cesaroni. Raniero Busco, ex fidanzato della ragazza condannato in primo grado a 24 anni, è stato assolto dalle accuse

busco-R400 Renato Busco, foto Infophoto

Delitto di Via Poma, Raniero Busco assolto in appello – E’giunta la sentenza del processo d’appello per la morte di Simonetta Cesaroni, la giovane trovata morta uccisa con 29 coltellate il 7 agosto 1990. Stamane la difesa aveva chiesto appunto l’assoluzione perché il colpevole non poteva essere lui ma un generico “mostro”. “Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni è un mostro. Solo un mostro può aver fatto scempio del suo corpo in modo così atroce. Ma quel mostro, signori della corte, non è Raniero Busco” aveva infatti detto l’avvocato della difesa. Busco era all’epoca dei fatti ex fidanzato con la ragazza uccisa: era un attaccabrighe ha detto la difesa, ma una persona coinvolta i due liti di pianerottolo non è uno che massacra a coltellate una ragazza è la spiegazione in una arringa durata ben due ore. Inoltre non esisterebbe il movente sessuale: non è neanche dimostrato che Busco conoscesse l’indirizzo di via Poma, ha aggiunto. Al momento del delitto è provato che si trovava al bar con gli amici. Busco era stato condannato in primo grado a 24 anni con quella che veniva definita formula piena. Una sentenza molto discussa che fece scalpore. La sentenza di oggi invece lo assolve per mancanza di prove. Busco era in aula con la moglie e alcuni amici, ovvia esultanza al momento della lettura della sentenza. Busco era stato condannato lo scorso 26 gennaio 2011: era stato presentato ricorso in appello e Busco era rimasto a piede libero. Il processo di secondo grado invece era cominciato lo scorso 24 novembre. La svolta decisiva al caso sarebbe arrivata con le indagini dell’anatomopatologo Corrado Cipolla D’Abruzzo. La ferita sul seno di Simonetta secondo queste indagini non era un morso, cosa che invece era stata usata come prova importante nel processo di primo grado. Sono poi state rilevate tracce di sangue nell’ufficio della ragazza e questo sangue non appartiene a Busco. Esse appartengono a una persona di gruppo A mentre sia la vittima che l’imputato sono di gruppo 0. Non solo: i reperti biologici sul corpetto della Cesaroni apparterebbero a ben tre persone diverse. L’assassino di Simonetta Cesaroni massacrata a coltellate il 7 agosto 1990 rimane sconosciuto.

Il 7 agosto 1990, quando Simometta viene ucisa, si torvava in ufficio come ultimo giorno prima delle ferie. Era da sola. Secondo la ricostruzione dei fatti Simonetta viene aggredita da una persona cercando si sfuggirgli. Sarà massacrata a coltellate. 





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