Benedetto XVI, durante l’udienza di questo mercoledì, 4 aprile, a pochi giorni ormai dalla Pasqua, ha voluto ricordare il suo recentissimo viaggio in Messico e a Cuba. Davanti a oltre diecimila fedeli radunati in Piazza San Pietro, il Papa ha definito “indimenticabili quei giorni in Messico e a Cuba”. Soprattutto, ha voluto ricordare la straordinaria accoglienza di popolo, come lui stesso ha definito quanto accaduto, ricordando in particolar modo ancora con stupore “la fila interminabile di gente lungo le strade, che mi ha accompagnato con entusiasmo”. Allo stesso tempo Benedetto ha voluto sottolineare ancora una volta l’assoluta distanza da ogni pretesa politica, specialmente ricordando il soggiorno a Cuba, dove ha detto di essere andato “anzitutto per sostenere la missione della Chiesa cattolica”. Cuba e il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ha detto ricordando quanto detto proprio nell’isola, cambiamenti che arriveranno solo se gli uomini si apriranno a Cristo. Speranza e impegno dunque, ha detto ancora il Pontefice. Secondo Paolo Rodari, vaticanista de Il Foglio, il Papa ha potuto toccare con mano quanto già il suo predecessore aveva vissuto nel suo viaggio in Messico: “Il Messico è la speranza a cui il Vaticano guarda per il Nord America e per il Sud America. Il Papa è andato lì soprattutto per incoraggiare la chiesa messicana”.
Nell’udienza di oggi Benedetto XVI ha voluto ricordare il suo viaggio in Messico e a Cuba. Evidentemente questo viaggio lo ha colpito particolarmente.
Il Messico è un paese straordinariamente religioso. Non a caso Giovanni Paolo II quando vi giunse disse che si sentiva un Papa messicano. Il Messico ha sempre riservato ai pontefici un grande affetto. Forse Benedetto non aveva compreso cosa intendesse veramente Giovanni Paolo II quando diceva quelle parole, ma adesso lo ha compreso anche lui.
Speranza e impegno, ha detto il Papa nell’udienza del mercoledì a proposito di questo viaggio.
Il Messico rappresenta una delle grandi speranze della Chiesa. E’ un Paese che per quanto riguarda Nord America e Sud America rappresenta davvero la speranza della Chiesa. Negli Stati Uniti la stragrande maggioranza dei cattolici è composta di latini che in gran parte provengono proprio dal Messico. Il Papa è andato lì anche per questo, per incoraggiare questa chiesa in cui confida molto e per vedere di persona qual è lo stato di questa chiesa. La risposta di popolo che ha ottenuto è stata in questo senso per lui impressionante e incoraggiante.
Un Messico però travagliato da una situazione interna assai difficile, con migliaia di morti ogni anno nella guerra della droga.
I problemi dei Paesi del centro America sono noti. Il Papa però non è andato per questi motivi, ma per confermare la chiesa, per dare vigore alla sua chiesa. Teniamo conto che accanto al cattolicesimo in questi Paesi ci sono molte sette evangeliche e protestanti. Ma il senso di questo viaggio è stato quello di confermare i cattolici che la Chiesa e il suo Papa sono vinci a loro. Non c’erano motivi politici del Papa in questo viaggio.
In questo senso durante l’udienza ha detto che il viaggio a Cuba è stato fatto “per sostenere la missione della Chiesa cattolica”.
Certo, anche a Cuba è andato per lo stesso motivo per cui è andato in Messico. Ovviamente, essendoci a Cuba ancora un regime dittatoriale, il suo arrivo era significativo anche a livello politico, almeno simbolicamente più che in Messico. E’ andato a Cuba per confermare la chiesa ma anche per dare un aiuto alla chiesa rispetto alla linea che il Vaticano sta tenendo con Cuba, inaugurata da Giovanni Paolo II.
Come possiamo definire questa linea?
Da quel primo viaggio di quattordici anni fa il Vaticano ha sostanzialmente una linea di vicinanza al regime per ottenere più libertà possibile per i propri fedeli. Che abbia incontrato Fidel Castro e non i dissidenti è il segnale che ha voluto in qualche modo offrire al regime: sono qui non perché voglio in qualche modo abbattere il regime, ma anche per tranquillizzare voi. In questo senso, ha fatto capire Benedetto, vorrei ottener più libertà e un maggior diritto di sussistenza ai miei cattolici che sono qui.
Tutto questo a pochi giorni dalla Pasqua. Un messaggio di speranza per la Chiesa universale, in particolar modo quella europea?
L’auspicio del Papa è certamente quello. Si è reso conto che una fede viva c’è ancora da qualche parte nel mondo, e spera che questa fede possa ritornare anche nella secolarizzata Europa.