Il 27 luglio la Chiesa Cattolica celebra San Celestino I che fu Papa dal 422 al 432. La sua elezione a Pontefice avvenne in un periodo molto difficile, epoca delle eresie e delle invasioni barbariche, ma egli riuscì comunque a tenere testa a tutti coloro che si discostavano dagli insegnamenti del Vangelo. Nello stesso tempo cercò di porre rimedio alle devastazioni dei vari popoli nomadi, contribuendo al restauro e alla costruzione di molti edifici religiosi nella capitale. Della vita di Celestino, prima che ascendesse al soglio pontificio, non si conosce praticamente nulla: l’unica certezza è che nacque in Campania nel IV secolo e che suo padre portava il nome di Prisco. Secondo alcune fonti visse per un certo periodo a Milano, affiancando il vescovo cittadino Ambrogio, poi divenuto Santo. Quel che invece è certo è che nel 416 si trovava presso il Papa Innocenzo a Roma e che intratteneva una fitta corrispondenza con sant’Agostino, vescovo di Ippona. Nel 422, alla morte di Papa Bonifacio, venne scelto all’unanimità come suo successore e si trovò sin da subito a combattere contro le numerose tesi eretiche che avevano preso piede in diverse parti dell’impero: vi erano pelagiani, manichei, i seguaci di Novaziano, l’antipapa del secolo precedente, e quelli di Donato di Case Nere in Africa. In questa sua lotta venne aiutato anche da Galla Placidia, madre dell’imperatore Valentiniano III, incoronato ancor giovinetto e probabilmente parente dello stesso Celestino, che allontanò da Roma tutti gli aderenti a sette eretiche. Il Papa riuscì a riportare la Britannia alla vera dottrina grazie all’opera di San Germano di Auxerre e San Lupo Troyes, che riuscirono a eliminare le idee di Pelagio secondo cui gli uomini non nascono macchiati dal peccato originale. Sempre con l’intento di riportare le diverse diocesi a seguire i canoni, egli intervenne presso i vescovi dell’Illiria e quelli della Gallia per richiamarli all’ubbidienza ai loro diretti superiori. Anche il clero di Calabria e Apulia venne duramente ripreso per l’abitudine di nominare vescovi dei laici, ma Celestino profuse il proprio impegno anche a ribadire ai religiosi che non potevano rifiutarsi di assolvere i moribondi dai loro peccati. Per quel che riguarda invece la ricostruzione dei luoghi di culto distrutti dopo la discesa dei Goti a Roma, Celestino fece riparare la chiesa di Santa Maria in Trastevere, danneggiata dai barbari, e la dotò di numerosi beni.
Provvide inoltre a far edificare sull’Aventino la basilica di Santa Sabina e fece decorare di affreschi le catacombe. La missione del Papa si fece molto più ardua a partire dal 428, quando si trovò a combattere contro l’eresia di Nestorio, il vescovo di Costantinopoli che sosteneva che Gesù, in quanto Dio non era mai nato né era mai stato crocifisso, così come Maria non aveva potuto essere sua madre. Poiché l’imperatore di Costantinopoli aveva abbracciato queste tesi, non fu facile per Celestino riuscire a deporre il vescovo, ma alla fine ottenne la sua condanna e il suo esilio. Sempre legato da stretta amicizia con Agostino di Ippona, nel 431, dopo la morte del Santo intervenne in sua difesa presso i vescovi della Gallia che predicavano contro alcune verità proclamate dal grande teologo e sempre in quello stesso anno il Papa inviò Patrizio a evangelizzare l’Irlanda. Celestino morì nel 432 e viene celebrato da allora il 27 luglio, anche se la data della morte non è certa. Venne sepolto nel cimitero di Santa Priscilla e nel IX secolo San Pasquale fece traslare le sue spoglie nella chiesa di santa Prassede a Roma dove riposano ancora oggi.