(di Roberto Vivarelli). Un padre distrutto, ma un padre vero, con la P maiuscola. Mentre la mamma di Alex Schwazer, signora Maria Luise, alla notizia della positività del figlio al doping è stata colta da malore, il padre Josef – sia pure visibilmente scosso, a tratti in lacrime – si è preso addirittura la colpa di quanto accaduto. L’ho incontrato questa mattina nella casa di famiglia a Calice di Racines, sopra Vipiteno, 32 abitanti in tutto. Una casetta delle favole, quella delle pubblicità girate da Alex, nel verde di una vallata di montagna incantata. L’incantesimo è finito bruscamente ieri sera, con la telefonata del campione olimpico uscente: “Ho sbagliato, la mia carriera è finita”. Nessuna scusa, nessun tentativo di dare la colpa a un farmaco per il raffreddore o a un thè a base di sostanze sconosciute. Alex si attribuisce tutta responsabilità, scagiona chiunque altro – tecnici, medici, amici, parenti – e insiste: “è solo colpa mia”. Arrivati a Calice lungo la salita che da Vipiteno sale verso passo Giovo, scopriamo invece che papà Josef toglie la colpa dalle spalle del figlio e la carica sulle sue: “Le responsabilità sono mie, perchè se si vede un figlio, che durante tutto l’anno è stato male, si deve capire e si deve cercare di parlargli”. “L’ultima volta che è partito da qui – ci racconta davanti alla casa di famiglia con una voce rotta dal pianto – era distrutto. Forse l’ha fatto per non deludere gli altri. E’ stata al 100% la prima volta che ha fatto uso di queste sostanze”. “Per fortuna – dice suo padre – ha fatto solo questo. Si è liberato. Così non poteva andare avanti. Spero che adesso possa condurre una vita normale”. Secondo Josef Schwazer, suo figlio “psicologicamente non reggeva piu. Si era chiuso in se stesso. Si allenava da solo. Spero di poter rimediare agli errori che ho fatto con lui. Ripeto, la colpa è mia. Nei momenti difficili serve un padre che riesca a stare vicino a un figlio. Per questo chiedo perdono ad Alex. Tireremo avanti”. Josef spera che Alex ora si goda la vita, tornando a una vita normale, senza più pressioni e ritmi impossibili di vita. “Era schiacciato da un peso che non riusciva piu’ a sopportare. Ma ha una fidanzata speciale, Carolina Kostner, che gli sta accanto. Grazie a Carolina, grazie a Michele Didoni, il suo allenatore”, ha concluso in lacrime Josef Schwazer. Per lui è chiaro che dopo anni di trionfi, pubblicità, premi, il problema educativo torna in primo piano. Trattenendo a stento le lacrime lascia capire che il figlio si è liberato da un peso insostenibile, che il doping è stata una scelta:
L’alternativa, con questa pressione sulle spalle (da lui ci si aspettava l’unica medaglia italiana nell’atletica) sarebbe stata ancora più drastica, una scelta addirittura estrema. Per questo Josef si accusa di non aver capito quanto profondo fosse il dramma del figlio ed è comunque contento di averlo ancora a casa, adesso libero dagli allenamenti infiniti, disposto – crollato tutto, senza sport né ruoli nella pubblicità e perso probabilmente anche il posto nei Carabinieri – a condurre una vita normale e semplice accanto ai genitori. Con gli altri 31 abitanti di Calice di Racines stretti nonostante tutto intorno a lui.
(Roberto Vivarelli)