RAI/ L’imprenditore Ben Ammar: se è in vendita, sono pronto a comprarla

- La Redazione

L’imprenditore tunisino Tarak Ben Ammar (intervistato da Minoli) si lancia all’acquisto della televisione statale italiana e fa un pensierino anche a La7, appena acquistata da Urbano Cairo. 

logorai_R439 Il film in onda su Rai 2

Il finanziere tunisino Tarak Ben Ammar si dice pronto a investire nelle televisioni italiane: “Se la Rai è vendibile noi siamo qua”, ha dichiarato ai microfoni di Radio 24, intervistato da Giovanni Minoli. “Penso che sia una cosa positiva privatizzare la Rai, la politica esce fuori dalla televisione”, ha aggiunto, prima di chiedersi retoricamente: “Sawiris si è comprato Wind, Telecom è degli spagnoli… Perché due arabi non possono essere soci con italiani per una Rai privatizzata?”. Ma Ben Ammar ha progetti ambiziosi, dicendosi pronto a diventare socio di Urbano Cairo, proprietario di La7: “Non è in vendita ma se Urbano Cairo cercasse un socio: io sono qua” aggiungendo di avere grande rispetto per il presidente del Torino Calcio che con la sua omonima società ha acquistato da Telecom Italia Media l’emittente televisiva sul pulsante 7 del telecomando. Non si sono fatte attendere le prime reazioni, a cominciare dal segretario nazionale dell’Usigrai, Vittorio di Trapani: “La Rai non è in vendita. Spiace deludere l’imprenditore Tarak Ben Ammar, ma nessun grande Paese europeo si è privato del Servizio pubblico radiotelevisivo”. Nella nota si legge anche che “per liberare la Rai dai partiti non serve privatizzare, ma approvare alcune riforme: cambiare la legge di governance, nuovi limiti antitrust e una seria legge sui conflitti di interesse. A proposito di conflitti di interessi, ricordiamo che Tarak Ben Ammar è consigliere di amministrazione di Mediobanca, che proprio ieri è tornata ad occuparsi dei conti della Rai e che non più di tre mesi fa fissò anche il prezzo di una eventuale vendita”. E conclude: “Chi vuole davvero un Servizio pubblico libero e forte sia al fianco dell’Usigrai nella battaglia per far uscire dalla Rai i partiti, i governi, le lobby, ma anche i conflitti di interessi”.







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