La Chiesa cattolica celebra il 26 ottobre la memoria liturgica di Beato Bonaventura da Potenza. San Bonaventura, al secolo Carlo Antonio Gerardo Lavanga, nacque a Potenza nel gennaio del 1651, figlio di genitori poveri, ma profondamente devoti. A soli quindici anni entrò come novizio nel convento francescano dei Minori Conventuali di Nocera Inferiore, sentendo fin da fanciullo l’esigenza di una vita dedicata al Signore. Cambiò il suo nome in fra Bonaventura, volendo testimoniare il totale cambiamento della sua esistenza. La preparazione al sacerdozio avvenne tra Aversa e Maddaloni, ambienti in cui non ritrovò lo spirito autentico del messaggio francescano, con conseguenti dissidi con i superiori, che decisero di inviarlo primo in un piccolo centro dell’Irpinia e poi ad Amalfi, sotto la guida di padre Domenico Girardelli, suo conterraneo. Girardelli fu una guida preziosa per Bonaventura, che riuscì a placare le sue inquietudini e incominciò a servire con umiltà e obbedienza il volere divino attraverso gli ordini dei suoi superiori. Nel convento amalfitano, in cui visse per otto anni, fu ordinato sacerdote nel 1675.
In quegli anni incominciarono a verificarsi i primi episodi miracolosi, che testimoniavano la santità di Bonaventura. In seguito, si recò in diversi conventi della Campania: Napoli, Ravello, Ischia e Sorrento. In quei luoghi fu un esempio di povertà francescana e di zelo religioso; inoltre, diede vita a numerosi eventi miracolosi, che accrebbero la sua fama presso la popolazione. In particolare, era stupiva i superiori e la gente con le sue visioni premonitrici: una di esse gli annunciò la morte della sorella moribonda, mentre era in viaggio per recarsi al suo capezzale.
A Napoli, nel convento di sant’Antonio a Porta Medina, stupì gli astanti con elevazioni durante le sue preghiere. Sempre nella città partenopea, fu protagonista di numerose guarigioni miracolose, durante una terribile pestilenza. Si ritirò, vecchio e stanco, sofferente per un’operazione alla gamba, andata in cancrena, nel convento di Ravello, dove, essendo impossibilitato a scendere tra la popolazione, era continuo oggetto di visite e preghiere. Morì a Ravello il 26 ottobre 1711, divenendo subito oggetto della devozione popolare. Il 26 novembre 1775 fu beatificato dal pontefice Pio VI.