Francesco, durante la seconda tappa della sua visita ad Assisi, in occasione delle celebrazioni del santo da cui ha preso il nome, ha parlato con i poveri assistiti della Caritas. Li ha incontrati nella Sala della spoliazione di San Francesco, in Vescovado dove, anzitutto, ha ricordato come i giornali in questi giorni avevano millantato l’ipotesi che il Papa abolisse tutte le cariche ecclesiastiche. Precisando la questione, ha spiegato: «Questa è una buona occasione per fare un invito alla Chiesa a spogliarsi. Ma la Chiesa siamo tutti, eh! Tutti! Dal primo battezzato, tutti siamo Chiesa». Spogliarsi, quindi, significa anzitutto umiliarsi, come fece Cristo, fino alla morte in Croce. Qualcuno si chiede se non si possa essere fedeli in maniera un po’ più soft. «Diventeremo cristiani di pasticceria, come belle torte, come belle cose dolci… Bellissimo, ma non cristiani davvero!». Rispetto, poi, a ciò di cui davvero deve spogliarsi la Chiesa, ha specificato: «di un pericolo gravissimo, che minaccia ogni persona nella Chiesa, tutti: il pericolo della mondanità. Il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo». Il Pontefice ha continuato dicendo che la mondanità è un idolo che ci conduce alla vanità, alla prepotenza e all’orgoglio e, ricordando che anche Gesù affermava che non si possono servire due padroni, ha concluso: «che il Signore ci dia a tutti noi il coraggio di spogliarci, ma non di 20 lire, no, no… Spogliarci dello spirito del mondo, che è la lebbra, il cancro della società! E’ il cancro della rivelazione di Dio! Lo spirito del mondo è il nemico di Gesù!».