Lo scrittore Roberto Saviano è apparso in tribunale quest’oggi come teste del processo per le minacce ricevute durante l’appello “Spartacus 2” dai due legali dei boss Antonio Iovine e Francesco Bidognetti. L’autore del celebre romanzo Gomorra è sotto scorta dal 2008: dopo aver pronunciato i nomi dei due boss davanti a tutti i cittadini di Casal diprincipe, durante un ritrovo isituzionale organizzato dalle autorità, la vita del giovane scrittore cambierà per sempre. Durante il processo che vedeva imputati alcuni gotha della camorra campana, Roberto Saviano viene chiamato a testimoniare, sempre nel 2008, e le minacce fioccano quando la parola passa all’avvocato Santonastaso, legale di Bidognetti e di Iovine insieme al dott. D’Aniello. Una lunga nota in cui i due legali chiedono di trasferire il processo in un’altra città per legittima suspicione dove si possono intendere chiaramente minacce nei confronti dello scrittore ma anche dei due magistrati Raffaele Cantone e Cafiero De Raho, e la giornalista oggi senatrice Rosaria Capacchione. Nel processo di oggi, in cui Saviano è stato chiamato ancora una volta in causa, lo scrittore è stato interrotto durante la sua testimonianza dai due legali dei 4 imputati che hanno voluto far riferimento alle accuse di plagio ricevute dallo scrittore. Il Pm è intervenute dicendo che “questo non è il processo a Saviano”. Lunga la deposizione dello scrittore che ricostruisce un po’ tutta la sua vicenda e la vita sotto scorta, arrivando anche a uan dichiarazione molto forte: “Immagino che la mia vita possa essere libera solo all’estero, in Paesi che possano darmi un’altra identità, così che possa permettermi una vita nuova che comincia da zero”. Saviano ha insistito: mi sento come se fossi il reduce di una battaglia. Avevo, aggiugne, una possibilità di carriera universitaria, ma ogni cosa compresi i miei rapporti familairi sono diventati impossibili per le minacce della criminalità. Nelle ore a seguire è arrivato anche il sostegno dell’ex ministro Cancellieri: “il paese è con lui”.