Il ricorso presentato dagli avvocati di Massimo Ciancimino (figlio del defunto sindaco mafioso di Palermo, Vito, e a sua volta indagato per calunnia, concorso in associazione mafiosa e concorso in riciclaggio di denaro) è stato accettato dai giudici della corte di Cassazione. I legali si erano espressi contro la scelta del giudice per le indagini preliminari di distruggere le intercettazioni casuali di alcuni telefonate tra Nicola Mancino (all’epoca della presunta trattativa tra Stato e mafia ministro dell’Interno e attualmente indagato per falsa testimonianza nell’ambito del processo relativo) e il capo dello Stato. Secondo gli avvocati di Ciancimino, Francesca Russo e Roberto D’Agostino, distruggere le intercettazioni senza contraddittorio sarebbe lesivo del diritto alla difesa del loro assistito. In particolare, dall’ascolto delle conversazioni intercettate potrebbero emergere elementi utili a dimostrare l’innocenza di Ciancimino. Ora la sesta sezione della suprema corte si pronuncerà nel merito del ricorso ritenuto accettabile il 18 aprile. La distruzione, invece, era stata fissata per il 13 marzo.