È caccia all’uomo tra le giungle della Papua-Nuova Guinea. 49 gli evasi da una prigione di Madang, città situata nell’Est dell’Oceania, durante il cambio della guardia e, stando alle parole del portavoce del carcere, tutta gente pericolosissima. Uno su tutti Stephen Tari, 40enne capo di una setta religiosa tribale, noto ai più con il nome di Black Jesus, come lui stesso ama farsi chiamare, condannato nel 2007 a dieci anni di reclusione per lo stupro di alcune ragazzine tra gli 8 e i 14 anni. Il carismatico personaggio, che nel corso degli anni aveva raccolto numerosissimi adepti predicando una sorta di cristianesimo di derivazione luterana mescolato a elementi tribali, imponeva ai fedeli alcune pratiche brutali, come la violenza su giovani donne, chiamate “concubine”, a completa disposizione dei membri maschi della sua chiesa. E non solo, sembra anche che, alcune di esse siano state uccise e mangiate proprio da Tari ma nessuna di queste accuse è mai potuta essere provata dal momento che i presunti omicidi rituali si sarebbero consumati nella giungla più fitta, a distanza dalla civiltà. Adesso si teme che gli stessi membri della chiesa del Black Jesus possano nasconderlo senza problemi alle autorità dalle quali è ricercato.