Cosa non si fa per devozione. Specie nella settimana santa: è un’usanza antica quella di mettere in scena la Passione, con una sorta di recita rappresentante la morte di Cristo sul Golgota, derivata dalla tradizione medievale dei drammi liturgici. Ma se, in Occidente, ci si limita a corone di spine non proprio pungenti e sangue finto, nel nord delle Filippine, nella provincia di Pampanga, la morte di Gesù è rievocata in modo decisamente più realistico: le croci sono vere e chiodi sottili ma strazianti bucano realmente le mani e i piedi di alcuni fedeli che decidono farsi appendare al legno come condannati a morte. Quest’anno, in questa sorta di rituale cristiano-tribale che accompagna le celebrazioni del venerdì santo, i crocifissi sono stati bene 16 uomini, che hanno passato una ventina di minuti appesi alle croci, e sono poi stati tirati giù prima che li soprendesse la morte per asfissia, mentre numerosi penitenti incappucciati si flagellavano violentemente in una processione che percorreva le vie dei villaggi vicini al “Golgota”. La Chiesa filippina si è da sempre schierata con questi sanguinari rituali, ma la pratica rievocativa sembra essere molto radicata nella mentalità popolare di quella zona.