L’11 febbraio scorso Benedetto XVI ha annunciato la volontà di lasciare il Pontificato a partire dal 28 febbraio. Una notizia, parafrasando le dichiarazioni di tanti cardinali e vescovi, giunta “come un fulmine a ciel sereno” e capace di lasciare senza parole i fedeli (e non) di tutto il mondo. Quello stesso giorno, incredibilmente, il fulmine è arrivato davvero: Alessandro Di Meo, fotoreporter dell’Ansa, alle 19.30 ha immortalato una saetta colpire la Cupola della Basilica di San Pietro durante un forte temporale che ha interessato la capitale nel tardo pomeriggio di quel giorno. “Quando ho visto il primo fulmine ho avuto l’idea e mi sono subito spostato sotto il colonnato – ha raccontato il fotoreporter -. Sono stato quasi quaranta minuti a combattere con la macchina fotografica e le intemperie per cercare di realizzare la foto che avevo pensato”. Dopo qualche tentativo andato male e un po’ di sfortuna (“mentre pulivo la lente dalle gocce di pioggia, un primo fulmine ha colpito la cupola. E io non ho potuto far altro che osservare impotente”, ha raccontato Di Meo) alla fine la perseveranza è stata premiata: “Ho provato ancora diverse volte, finché un fulmine ha colpito la cupola proprio mentre scattavo”. Come era facilmente prevedibile, la foto ha scatenato infinite discussioni e dibattiti apocalittici, rimbalzati soprattutto sul web e sui vari social network. In molti hanno anche messo in discussione la veridicità della foto, sospettando un fotomontaggio: “Capisco che la foto possa sembrare incredibile – ha subito replicato il fotografo dell’Ansa -. Ma foto di fulmini se ne sono sempre fatte. L’unica differenza, in questo caso, è che si tratta del fulmine giusto, nel posto giusto e al momento giusto”.
Passando per la pioggia di meteoriti in Russia (altro chiaro segnale “cosmico” secondo qualcuno), arriviamo dunque al 28 febbraio, giorno in cui Benedetto XVI si è trasferito temporaneamente presso la residenza pontificia di Castel Gandolfo, prima di ritirarsi in preghiera nel Monastero “Mater Ecclesiae” in Vaticano, una volta restaurato. Passano solamente pochi giorni ed ecco che a Roma viene registrato un terremoto di magnitudo 2.5, avvertito distintamente dai cittadini anche nella località che ospita la residenza del Papa Emerito. IlSussidiario.net ha contattato il giornalista e scrittore Maurizio Blondet, il quale inizia a commentare questi episodi e tutta la superstizione che possono scatenare descrivendo un episodio molto simile avvenuto in passato: “Paolo VI, fortemente contrario a ciò che restava del potere temporale della Chiesa, decise di rinunciare alla tiara papale (detta anche triregno, ndr). Questa antica corona, infatti, indicava il potere del Pontefice: Padre dei principi e dei re, Rettore del mondo, Vicario di Cristo in Terra. Oltre a essere sceso dal trono papale nella Basilica di San Pietro durante la messa che celebrava la riapertura del Concilio Vaticano II, Paolo VI mise in vendita la tiara, poi acquistata da un cardinale, il cui ricavato venne dato in beneficenza”, ci spiega Blondet. Con questo gesto, Paolo VI volle interrompere l’utilizzo di un controverso simbolo del potere temporale della Chiesa.
“Un’azione importante e significativa, dunque, che generò anche diverse polemiche. Qualche giorno dopo a Roma, in piazza San Pietro, in una giornata di sole, il simbolo di pietra che rappresentava proprio il triregno e che si trovava alla base della Cupola venne colpito da un fulmine, cadde e andò in frantumi”. Dopo la decisione di Paolo VI, fu il successore Giovanni Paolo I nel 1978 a rifiutare una cerimonia di incoronazione, pur non abolendo mai ufficialmente l’uso della tiara, che semplicemente non divenne più obbligatoria.
Detto ciò, secondo Maurizio Blondet una spiegazione logica a queste superstizioni può comunque essere trovata: “L’improvvisa mancanza di una così forte autorità spirituale – ci dice – in un certo luogo e in una certa area culturale può scatenare credenze di questo tipo. Quando un’autorità spirituale di questo tipo viene scossa così in profondità, al di là del giudizi che possono riguardare Benedetto XVI, vengono fuori tutte le più torbide tradizioni e timori popolari: questi episodi, quindi, vengono interpretati come segnali, cambiamenti radicali che provocano contraccolpi rilevanti”. La sensazione che si viene a creare, insomma, è quella di una destabilizzazione “cosmica”, capace di generare reazioni di qualsiasi tipo, dal fulmine, al terremoto, fino alla pioggia di meteoriti. “Nonostante la loro assurdità – conclude Blondet – tutte queste teorie catastrofiche non fanno altro che confermare ancora una volta quanto la decisione di Benedetto XVI abbia scosso l’opinione pubblica”.
(Claudio Perlini)